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E’ il governo del Grande Fratello

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E’ il governo del Grande Fratello. Non (ancora?) quello oscuro e temibile di Orwell in “1984”, ma, per il momento, quello un po’ vanesio e pettegolo di un reality televisivo. La compagnia che frequenta la “casa” del governo è ben assortita per ottenere un record di ascolti, con uno share clamoroso che supera il 60%, con personaggi che hanno caratteri diversi, ma sono complici nel durare più possibile. La tecnica è sempre quella: individuare antagonisti da additare al pubblico, nemici che rovinano lo spettacolo e sarebbe meglio buttare fuori dal gioco, dal Pd, in fuori gioco permanente, a tutti i burocrati, i tecnici e politici europei, che presto non giocheranno più, allo stesso Berlusconi, che però è un esperto del settore. Alla fine ne resterà uno solo, e sappiamo già chi, ma per il momento l’alleanza per durare è ancora salda, anche se arrivano degli scricchioli sinistri, perché il candidato vincitore è troppo forte e toglie spazio e respiro a tutti gli altri. Per il momento la comunicazione del governo del Grande Fratello è onnipotente ed unidirezionale. I giornalisti e i mass media tradizionali sono un fastidio che presto sarà eliminato, tanto le conferenze stampa -si fa per dire- sono senza contraddittorio e giornali e telegiornali non fanno che moltiplicare all’infinito tweet e proclami via face book del Grande Fratello. Anche la storia viene riscritta, non per cattiveria, come nel cupo “1984”, ma per ignoranza e superficialità televisiva, come quando il premier, nel suo discorso, confonde l’ 8 settembre della vergognosa fuga del Re, con il 25 aprile della Liberazione.
Ma chi se ne frega, tanto lo share è alle stelle. Come potrebbe essere altrimenti. Milioni di italiani, scippati dalla severa professoressa Fornero, non vedono l’ora di andare in pensione senza dover inseguire l’aspettativa di vita che si allunga. Milioni di italiani vogliono incassare una bella “paghetta”, a condizione che accettino il lavoro che viene offerto, naturalmente vicino a casa. Eppure, se da una parte è sacrosanto aiutare chi non ce la fa a tirare avanti, dall’altra non si capisce da dove salteranno fuori i lavori da offrire, specie in territori dove la disoccupazione è a livelli stratosferici. Allora, o questi lavori ci sono sempre stati e nessuno si è preoccupato di andare a cercarli, oppure non ci sono e quindi il reddito di cittadinanza sarà una ‘ammuina. Naturalmente ci sono anche milioni di italiani che non vogliono pagare multe e tasse, anche se chi lo ha sempre fatto si sente un po’ fesso, ma pazienza.

La vera forza del governo del Grande Fratello, come sempre, è la “neo lingua”, che costruisce un mondo nuovo. La parola chiave è “cambiamento”. Ne avremmo tanto bisogno, ma non si vede tanto “cambiamento” nell’occupazione sistematica di tutte le poltrone della vecchia Rai o nell’eterno ritorno dell’Alitalia come compagnia di bandiera, da mantenere con i nostri soldi, o nei condoni, chiamati “pace fiscale”, negli attacchi ai giornalisti disubbidienti e ai tecnici che si rifiutano di confermare che 2+2 = 5. C’è tanta “neo lingua” anche nel decreto Genova, “scritto con il cuore” e con “elevata tecnica giuridica”, che però -a tradimento- aumenta a dismisura i fanghi contaminati dagli idrocarburi che possono essere versati nei campi e regala il condono edilizio per i terremotati abusivi di Ischia.
Lo spread cresce perché continuiamo a fare debiti, che pagheranno –chissà come e quando- i nostri figli e nipoti. La disoccupazione giovanile aumenta, il lavoro vale sempre meno, la lotta all’evasione, alla criminalità, alle mafie, ormai diffuse anche il nord, è passata di moda e non c’è traccia di un impegno forte contro l’inquinamento ambientale che sta devastando questa fragile Italia, sempre più spaventata e incattivita. Ma va bene così. Bisogna avere pazienza e mentre aspettiamo il cambiamento, lo share s’impenna.

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