Il 31 luglio scorso, poco più di tre mesi fa, La Stampa ha pubblicato il mio reportage “Vino, risate e saluti romani: Avanguardia Nazionale rinasce in trattoria”.
Attraverso l’articolo ho voluto mettere in guardia l’opinione pubblica, la politica e le istituzioni su questo preoccupante fenomeno di deriva fascista.
Brescia non ha bisogno di ciò. Negli anni è diventata infatti la città simbolo dell’accoglienza, forte soprattutto della medaglia d’argento per l’eroica resistenza al nazifascismo.
Raccogliere notizie, informare, verificare e poi scrivere. Io penso che il dovere e la funzione di un bravo cronista siano queste.
Purtroppo, in Italia se fai il tuo lavoro e ti occupi di gruppi di estrema destra vieni etichettato come un “infame”, un “bastardo” o peggio ancora un “pennivendolo”. In questi mesi me ne hanno scritte di tutti i colori, accusandomi persino di fare un uso massiccio di sostanze stupefacenti. Tutto ciò dimostra come queste realtà neofasciste si sentano in grado di poter fare e dire di tutto. Del resto, i giornalisti che fanno bene il proprio mestiere vengono presi di mira. Proprio ieri l’amico e collega PaoloBerizzi è stato vittima di un ulteriore e vile attacco intimidatorio.
Avanguardia Nazionale, dichiarata fuori legge dal Ministero dell’Interno il 7 giugno 1976 si è in realtà ricostituita da tempo. Le cene/riunioni e gli incontri mensili a Brescia e a Roma vengono diffusi su Facebook pubblicamente, senza alcun filtro. Sono partecipate da gente che ha animato le cronache giudiziarie degli anni della strategia della tensione. Per questo non stiamo parlando di semplice goliardia. Esiste per altro un blog (nazionale) con una sezione bergamasca consultabile da chiunque.
Nuovamente ringrazio oggi La Stampa per il supporto e la vicinanza. La FNSI, l’Associazione Stampa Subalpina di cui faccio parte, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e l’Ordine del Piemonte. Ringrazio poi l’Anpi di Brescia perché con impegno e passione contribuisce a tenere accesa la luce. La scorsa settimana ho potuto raccontare la mia vicenda al Premio Morrione, ringrazio profondamente la signora Mara Filippi per l’invito e l’interesse. Paolo Borrometi, Amalia De Simone e Giancarlo Caselli sono le splendide e coraggiose persone che ho conosciuto sul palco.
Ora so, grazie al sostegno di migliaia di persone che il nostro Paese vuole fare memoria ed è per questo che oggi vado avanti senza paura con la mia attività di informazione e di denuncia.