C’è giornalista e giornalista. Ci sono le liste dei “buoni”, graditi all’ex deputato del M5S Alessandro Di Battista, che non ha dubbi nel definire tutti gli altri “puttane”. Ci sono le liste di proscrizione, lanciate su twitter da account identitari e di estrema destra giornalmente, con in cima i nomi di chi si occupa di migrazioni. E ci sono i nomi di chi è poco gradito ai sistemi criminali. La collega di “Latina Oggi” Graziella Di Mambro si è ritrovata in questo ultimo gruppo, apostrofata in alcune intercettazioni telefoniche con parole impronunciabili. Qualcuno ha poco gradito i suoi articoli sul sistema di gestione dei rifiuti nel sud pontino. Aveva raccontato di Minturno e, qualche tempo prima, della figura di tale Antonio Nocera, di professione imprenditore, attivissimo nel far girare la monnezza, tra la provincia di Caserta, il basso Lazio, fino al litorale romano. Non ha gradito il lavoro preciso e coraggioso di Graziella: “E’ pure una che me fece ‘n’articolo tanti anni fa su de me, se annavo là, ce volevo mena’, ‘sta testa di cazzo, ‘sta giornalista” commenta al telefono con Antonio Deodati, altro imprenditore con in mano, da anni, buona parte del mercato dei rifiuti laziale. Parole pesati, poi ripetute – con espressioni ancora più volgari – in altre telefonate.
Per capire il contesto e il peso della storia occorre partire da lontano. Era il 1991, Roma, Malagrotta. Le porte dell’inferno della monnezza romana si chiudevano per le città fuori dal Raccordo anulare. Scatta l’emergenza, decine di comuni si trovano in piena crisi. Rapidamente la “soluzione” arriva da un gruppo di intermediari, in gergo broker, pronti a portare via quei cumuli di rifiuti. Fanno capo a tale Gaetano Cerci, l’esponente del clan dei casalesi terminale dei traffici verso la provincia di Caserta. Secondo le tante inchieste che lo hanno coinvolto a lui faceva riferimento il sistema di smaltimento illecito dei rifiuti industriali dal Nord Italia, attraverso Giovanbattista Toninelli, uomo dell’avvocato Cipriano Chianese, il vero Re dei grandi traffici di veleni. Ma Cerci era anche il terminale nella zona controllata dai casalesi per tanti intermediari, gente sempre in movimento all’eterna ricerca di una buca dove far sparire i rifiuti. Uno di questi è proprio Antonio Nocera. Nato a cresciuto a Nettuno, già patron della locale squadra di calcio, più volte inquisito, ammette senza grandi problemi la sua vicinanza a Gaetano Cerci. Nelle intercettazioni depositate alla conclusione di un inchiesta passata, per competenza, dalla Dda di Roma alla Procura di Cassino (il Gip romano non ha riconosciuto l’aggravante mafiosa inizialmente contestata), Nocera racconta il suo ventennale rapporto con l’esperto dei rifiuti del clan dei casalesi: “E’ gente che conosco io – spiegava a Deodati – me le devi dire prima a me (…) Io so’ vent’anni chi’ i’ tengo… però quando mi serve qualcosa corrono”. Un rapporto così stretto tanto da essere chiamato “zio” dal figlio di Gaetano Cerci.
Il gruppo che fa capo a Nocera e Deodati è ora in attesa della decisione della Procura di Cassino, che dopo la chiusura delle indagini deve decidere se chiedere il rinvio a giudizio. L’accusa è di avere costituito una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione dei funzionari pubblici che si occupavano dei rifiuti in diversi comuni. Oltre a Minturno – caso che Graziella raccontò già nel 2015, facendo scatenare le ire di Nocera – c’è Gaeta, Anzio, Guidonia, Caserta e Marcianise.
C’è giornalista e giornalista, dicevamo. L’amico ventennale di Gaetano Cerci aveva capito che la stampa, alla fine, la puoi anche condizionare. A differenza di Graziella Di Mambro altri colleghi di Caserta (i nomi non li facciamo, non essendo indagati) hanno preferito evitare le ire di Nocera. Il 27 marzo 2015 i carabinieri del Noe registrano questa telefonata:
Nocera: Buonasera direttore
Giornalista: Dottore buonasera
Nocera: Come stai?
Giornalista: Tutto a posto, non c’è male
Nocera: Non mi so’ dimenticato di te io, eh… settimana prossima quando … come vengo giù ti chiamo
Giornalista: Va bene
Nocera: sono stato un po’ all’estero, volevo solo congratularmi con te per l’articolo dell’altro giorno (…) vedi quando uno te deve fa i complimenti, te fa i complimenti, quando uno te dice che … che non scrivete quello che se deve scrive … (ride) te lo dico
Il 2 aprile, pochi giorni dopo, Nocera parla con Francesco Deodati, imprenditore dei rifiuti con il quale lavora da tempo:
Nocera: Te volevo dì, me squilli un attimo a Cristina, gli dici, ma che l’hai fatto quel coso per il giornalista? Quello già m’ha fatto sette telefonate sta mattina, pure Cristina…(bestemmia) si scorda sempre! Senti un pò un attimo…
Deodati: quel coso per il giornalista?
Nocera: eh…il bonifico là!
Dalle carte delle indagini non è chiaro se il cronista poi riceverà il bonifico e, soprattutto, a quale titolo. C’è giornalista e giornalista.