Asylum risulta sicuramente una delle stagioni più riuscite di American Horror Story, una serie statunitense di genere horror, in cui ogni anno cambiano la trama, l’ambientazione e i personaggi.
Lana Winters è una giornalista ambiziosa. Vuole scoprire la verità sul famoso assassino “Bloody Face”, ma soprattutto vuole fare lo scoop della sua vita. Lana ha una compagna, naturalmente segreta, perché nel 1964 palesare al mondo la propria omosessualità voleva dire essere cacciati via di casa, perdere il lavoro e rischiare di finire in manicomio tutta la vita. Quando Lana decide di introdursi furtivamente nell’ospedale psichiatrico di Briarcliff, dopo essere stata avvisata da Suor Jude di starne alla larga, è consapevole di rischiare molto. Ma nonostante questo e contro il volere della compagna, prosegue nel suo folle progetto. Ciò le costerà la libertà e innumerevoli torture.
La storyline di Lana è emblematica per comprendere l’aspetto peculiare di Asylum (come l’intera serie) che consiste nella dinamica del rapporto di potere tra vittima e carnefice. In un certo senso è come se Lana fosse attratta morbosamente verso il precipizio, come se rispondesse inconsciamente alla legge dell’ineluttabilità.
Un altro aspetto interessante di American Horror Story è la mancanza quasi totale di morale. Alla fine non è scontato che trionfi il bene e che il o la protagonista sopravviva. È come se i due autori, Ryan Murphy e Brad Falchuk, fossero soggiogati da una sorta di fascinazione del male. Per esempio nella stagione Hotel, ogni notte di Halloween viene celebrata dal proprietario dell’albergo (un fantasma) una cena esclusiva in cui gli invitati sono i più famosi serial killer della storia americana: Richard Ramirez, John Wayne Gacy, Jeffrey Dahmer (il Mostro di Milwaukee) e Aileen Wuornos, sulla quale è stato fatto il film Monster. Ma ai due autori non manca nemmeno il gusto del paradosso. A volte i fatti narrati e i personaggi presenti sono realmente esistiti e vengono raccontati e ricostruiti in modo verosimile e preciso. Altre volte invece sono frutto della loro colorita immaginazione e così per esempio in Asylum c’è un personaggio che sostiene di essere Anna Frank, sì proprio quella Anna Frank. Secondo il suo racconto è sopravvissuta ai campi di concentramento e si è trasferita negli Stati Uniti fingendo di essere morta per aumentare la potenza emotiva delle sue memorie.
American Horror Story è un horror atipico, in quanto tutte le storie vengono raccontate con ironia e senza i soliti stereotipi dettati dal politically correct. È uno dei pochi prodotti culturali in cui ancora si possono sentire insulti razzisti, omofobi o contro persone disabili. Ingiurie pronunciate non allo scopo di offendere o umiliare alcune minoranze ma al contrario per far emergere la grettezza di una certa società, come poteva essere quella degli anni ’60 dove tutte le soggettività considerate “non normali” rischiavano di finire chiuse in manicomio o di morirci nell’indifferenza generale.
Ma, seppur atipico, Asylum è pur sempre un horror e in effetti non mancano le scene splatter, soprattutto legate alle tortura perpetrate dal dottor Arden, sospettato di essere un criminale nazista. Anche qui, come nelle altre stagioni, viene inserito un tema “sovrannaturale” che nel caso di Asylum è Satana, il Maligno, che si impossessa di vari personaggi, tra cui Suor Mary Eunice, succube di Suor Jude, che grazie alla possessione diventerà più disinibita e potente.
Nel cast di Asylum risaltano sicuramente Jessica Lange e Sarah Paulson che compaiono anche in quasi tutte le altre stagioni. Sono state proprio loro la vera rivelazione di American Horror Story, non perché il loro talento fosse in discussione ma perché hanno stupito per la passione e la dedizione con le quali hanno aderito a questo progetto. In Asylum, grazie alla loro recitazione ricca di sfumature, i loro personaggi non risultano mai banali o prevedibili. Paulson per esempio, che dovrebbe essere la protagonista “buona”, rivela invece un cinismo e un sangue freddo al di là di qualunque previsione, allo stesso modo in cui Lange riesce a trasformare in modo verosimile Suor Jude da carnefice a povera vittima.
Unico elemento dissonante in questa stagione è la presenza degli extraterrestri. Fin dall’incipit infatti viene inserito questo plot che in realtà non sarà mai sviscerato nel corso delle puntate e che forse per questo risulta alquanto scollegato con il resto del tessuto narrativo.