Al di là delle questioni di merito sollevate per le quali è sempre possibile trovare una composizione, il decreto assume una valenza politica perché pone fine al modello Riace, una esperienza straordinaria che coniuga l’integrazione dei migranti con la rivitalizzazione del tessuto civile e dell’economia dei luoghi di accoglienza: un modello di convivenza felice fra il popolo dei migranti e la popolazione italiana che è stato studiato e apprezzato sul piano internazionale.
Nel momento in cui atti diffusi d’intolleranza fanno avvertire come un peso la presenza di quote di migranti nelle comunità locali, l’ultima cosa da fare sarebbe quella di smantellare le esperienze di convivenza virtuosa che sono riuscite a trasformare il popolo dei migranti in una risorsa per le comunità locali, ripopolando e ridando vita a borghi disagiati destinati all’impoverimento e all’abbandono.
Per questo ad essere danneggiati dal provvedimento saranno, insieme agli stranieri che vanno via, gli italiani che restano. È un provvedimento che obiettivamente lede anche gli interessi degli italiani e irresponsabilmente opera per rendere la convivenza più difficile e più problematica per l’ordine pubblico.
L’esperienza di Riace si muove nel solco della grande apertura che la Costituzione italiana ha fatto verso la comunità internazionale, con il riconoscimento del valore del diritto internazionale, con il diritto d’asilo e con il ripudio della guerra. Costituisce una sperimentazione, a livello delle comunità locali, dei grandi principi della fratellanza fra i popoli, di umanità, di solidarietà, di rispetto delle persone e del dovere di soccorso verso le vittime di ogni guerra.
Il decreto del Ministero dell’Interno interviene creando un inaccettabile corto circuito fra la legalità costituzionale e la legalità delle prassi amministrative.
Al contrario noi riteniamo che sia necessario e urgente ripristinare il nesso fra i comportamenti delle autorità amministrative e i valori irrecusabili della Costituzione, che garantiscono la pace, la libertà e la giustizia per il popolo italiano.
Per questo chiediamo che si organizzi una mobilitazione popolare affinché dalla società civile giunga un severo richiamo alla politica per evitare che vengano disperse esperienze preziose come quella di Riace.
Articolo 21, ASGI- Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, CILD – Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Giuristi Democratici, Libertà e Giustizia, Magistratura democratica, Rete dei Comuni Solidali, Volere la luna – Laboratorio di cultura politica e di buone pratiche
*Per adesioni inviare una mail a: organizzazione.com.referendum@gmail.com