Libera si costituisce parte civile nel processo contro il clan
Casamonica, dopo l’aggressione al Roxy Bar de la Romanina, borgata
nell’estrema periferia sud est di Roma, avvenuta il 1 aprile scorso ai
danni di una persona disabile. Domani mattina, giovedi 11 ottobre a Roma
ci sarà la prima udienza del processo: appuntamento alle ore 9.30 in
piazzale Clodio, di fronte al palazzo di Giustizia, per testimoniare
vicinanza e sostegno all’iniziativa. Ad accompagnare la delegazione di
Libera, di cui faranno parte tra gli altri l’avv. Vasaturo, l’avv. Enza
Rando, Giuseppe De Marzo e Marco Genovese di Libera, ci saranno anche i
rappresentanti dei Comitati di cittadini della Romanina, della rete di
giornalisti No Bavaglio, dei movimenti per il diritto all’abitare, della
Cgil, della cooperazione sociale e di altre realtà sociali impegnate in
città con attività di contrasto alle disuguaglianze, alla povertà e alle
mafie nella Rete dei Numeri Pari. Ci saranno anche Articolo 21, la Fnsi,
l’Ordine dei giornalisti nazionale e del Lazio, i giornalisti
Controcorrente e altre associazioni: “Abbiamo lanciato da tempo
l’iniziativa della scorta mediatica per tanti colleghi e colleghe
minacciate – dice Beppe Giulietti, presidente della Fnsi – ora si tratta
di mantenere i riflettori accesi sulla Romanina e sulle altre periferie
perché vogliamo estendere la scorta a tutti i cittadini e alle comunità
che dicono no alle mafie, alla corruzione, all’intimidazione”.
Ricordiamo che l’aggressione ai danni di una persona disabile avvenne il
1 aprile e fu ripresa dalle telecamere interne al Roxy Bar, alla
Romanina. Sin dal primo giorno i titolari del bar, Marian e Roxana,
hanno deciso di denunciare il fatto e reagire alla cappa di silenzio e
omertà imposta dal Clan Casamonica. Da allora, anche grazie agli
articoli di Floriana Bulfon e Federica Angeli su Repubblica, si sono
succedute iniziative che hanno coinvolto centinaia di cittadini del
quartiere, estendendone l’eco anche in tutta Roma sud e nel quartiere di
Cinecittà, che da solo conta circa 300.000 abitanti. L’associazione
NoBavaglio, insieme ad altre reti per la libertà di stampa come Articolo
21 e al Comitato di quartiere, ha promosso numerosi incontri per la
legalità e i diritti, contro mafia e criminalità organizzata. Tra i
tanti partecipanti alle iniziative ricordiamo Giancarlo Caselli e
monsignor Paolo Lojudice, vescovo della Diocesi di Roma Sud. Ma ci sono
stati anche l’attore Ascano Celestini e il vignettista Mauro Biani.
L’obiettivo di “illuminare le periferie” è stato reso concreto anche
attraverso laboratori e assemblee con gli studenti sul ruolo del
giornalismo e sulla necessità di acquisire consapevolezza e
responsabilità. Anche grazie all’informazione. Tra le varie iniziative
ricordiamo la buona riuscita dell’iniziativa dello scorso 23 maggio
nell’Istituto Enzo Ferrari, con varie associazioni come via Libera,
Cooperativa Diversamente, Compagnia Ragli, Magville, associazione VaBe’,
associazione Lombardo Radice e con l’adesione della Rete dei Numeri
Pari, Rete Nobavaglio e dell’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei
Diritti.
“L’antimafia è per noi innanzitutto un esercizio di partecipazione
collettiva – si legge nel sito internet di Libera, associazione, nomi e
numeri contro le mafie presieduta da Luigi Ciotti – per questo è
importante costituirsi parte civile nel processo contro i Casamonica che
per anni hanno condizionato la vita economica e democratica della
Capitale. Le infiltrazioni mafiose, che interessano questo territorio
come ormai la maggior parte delle zone del Paese, si contrastano con la
repressione e gli strumenti giudiziari, ma il primo e imprescindibile
strumento rimane il risveglio delle coscienze e l’orgoglio di una
comunità che antepone il bene comune e la giustizia sociale alle
speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la
criminalità organizzata e i suoi complici. Essere presenti nelle aule
dei tribunali per dare un segnale forte perchè non si costruisce
giustizia senza la ricerca della verità”.
Ricordiamo che nel blitz delle forze dell’ordine del 17 luglio, tra Roma
e Reggio Calabria, sono stati arrestati 33 esponenti del Clan
Casamonica. Il giorno dopo sono stati aggrediti i giornalisti Floriana
Bulfon di Repubblica, e Piergiorgio Giacovazzo del Tg2 mentre svolgevano
il loro lavoro di cronisti nel quartiere della Romanina. Lo slogan
#Ilsilenzioèmafia è diventato realtà viva ed è scritto sui muri dove
prima non c’era scritto niente.