Un doppio appuntamento, oggi 3 ottobre, a Roma per ricordare Giulio Regeni e ribadire più forte che mai richiesta di verità e giustizia. Il collettivo Giulio Siamo Noi, in collaborazione con Articolo 21, A Buon Diritto, Associazione italiana biblioteche, Festival dei diritti umani, Cisv, ha organizzato un’iniziativa nel Parco regionale dell’Appia Antica dove arriverà la ciclo staffetta per Giulio Regeni partita da Fiumicello il 22 settembre. Alle 10, nella sala conferenze della biblioteca Cartiera Latina “Fabrizio Guccia”, si ritroveranno per parlare di Giulio l’avvocato Alessandra Ballerini, il portavoce della Ciclo staffetta “A Roma per Giulio” Alessio Russi, Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa, Giacome Ebner, magistrato, Marco Selvaggi, presidente del Cisv di Roma, Giuliano Foschini, giornalista di Repubblica. Il dibattito, che vedrà tra il pubblico la partecipazione di alcune scolaresche, sarà moderato da Danilo De Biasio, giornalista e ideatore del Festival dei diritti umani.
Questa sera, alle 20,30, il popolo giallo si ritroverà al Teatro India a Roma, per un tributo al giovane ricercatore rinvenuto morto il 3 febbraio del 2016 al Cairo.
La serata, presentata dal direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi, con la direzione artistica di Lorenzo Lavia e Arianna Mattioli, vedrà la partecipazione di numerosi volti dello spettacolo e della cultura, da Valerio Mastandrea a Edy Angelillo da Giulio Cavalli a Mauro Biani, del mondo del giornalismo e della politica, da Beppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della stampa, a Luigi Manconi, già presidente uscente della Commissione parlamentare Diritti umani e attualmente coordinatore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, e ovviamente della famiglia di Giulio e del loro legale Alessandra Ballerini.
Da quando il 29 marzo di due anni fa, in una sala stampa del Senato gremita all’inverosimile, come mai era avvenuto prima, Paola e Claudio Regeni, insieme all’avvocato Ballerini, il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury e il presidente della Commissione Diritti umani Luigi Manconi, fu strappato il velo che si tentava di calare sull’uccisione di Giulio, ognuno dei presenti si è fatto carico di questa battaglia di verità e giustizia.
Era la prima volta che i genitori del 28enne scomparso in Egitto il 25 gennaio parlavano pubblicamente. Un anno dopo, stesso luogo, stessa formazione, stesso messaggio: la morte di Giulio Regeni è stato un omicidio di Stato.
Entrambe le volte ero là a occuparmi della comunicazione per Luigi Manconi.
Non era per me solo lavoro. Ancor prima che fosse ritrovato il corpo di Giulio, seguivo la vicenda attraverso un amico comune che mi raccontava della preoccupazione dei familiari i quali temevano potesse essere accaduto qualcosa di grave al figlio, nella capitale egiziana per svolgere una ricerca sui sindacati. E purtroppo il peggio era avvenuto.
Una settimana dopo mi fu chiesto se volessi scrivere un messaggio di conforto a Paola, la mamma di Giulio. Scritto che stavo già preparando, indignata per il comportamento della politica e di alcune figure istituzionali che, a parte commentare a mezzo stampa parlando anche di funerali di Stato, nessun contatto diretto avevano preso con i genitori.
In quell’occasione, sia come donna e madre che giornalista, espressi loro la mia vicinanza e sperando di portargli conforto raccontai di quanto insieme ad altri colleghi, a cominciare da Beppe Giulietti e tutti noi di Articolo 21, avevamo fatto e stavamo facendo per tenere viva l’attenzione su Giulio.
Ci siamo impegnati dal primo momento per impedire che i riflettori su questo orribile assassinio e sulla sistematica violazione dei diritti umani in Egitto si spegnessero, negli ultimi 32 mesi abbiamo continuato a sostenere e a rilanciare la campagna “Verità per Giulio Regeni”.
L’abbiamo fatto all’indomani del ritrovamento del suo corpo, lanciando l’appello per listare a lutto i nostri siti e profili e per chiedere verita e giustizia per Giulio Regeni animando un sit-in virtuale che raccolse un’adesione incredibile su web e social, e proseguiamo raccontando gli sviluppi, o meglio i mancati passi avanti dell’inchiesta egiziana, con la scorta mediatica che si rinnova ogni 14 del mese, giorno in cui nel settembre dello scorso anno rientrò al Cairo il nostro ambasciatore, Giampaolo Cantini.
Da questo sito abbiamo anche continuato a scrivere del business che le aziende italiane, indifferenti alle repressioni attuate nel Paese, portano avanti in Egitto con il placet e l’incoraggiamento del governo italiano, e delle violazioni dei diritti umani, gli arresti e le violenze del regime del presidente Al Sisi nei confronti di oppositori e attivisti, come Amal Fathy, ancora in carcere dallo scorso maggio in attesa di essere giudicata semplicemente perché moglie di Mohamed Lofty, direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà nonché consulente della famiglia Regeni.
Ai genitori di Giulio e all’avvocato Ballerini, che indomita prosegue la battaglia legale per pretendere una verità giudiziaria oltre che storica sull’uccisione di Giulio, si sono affiancati nel tempo migliaia di italiani che hanno aderito alla campagna “Verità per Giulio Regeni” di Amnesty International che ha visto enti locali, università e altri istituti di istruzione esporre lo striscione giallo con cui viene richiamata la campagna.
Tra i primi a sostenere la famiglia i promotori dell’account twitter collettivo @GiulioSiamoNoi, che ormai conta oltre 19mila followers.
Era il 31 marzo del 2016 quando iniziava il quotidiano impegno per tenere alta l’attenzione sul caso Regeni di un gruppo di persone che dopo aver ascoltato le parole di Paola nella drammatica conferenza stampa di due giorni prima si sono ritrovate sgomente e arrabbiate.
Negli ultimi 32 mesi, ogni giorno alle 17.30, un tweet ha ricordato al governo, ai media, al mondo dei social che la mobilitazione per chiedere “verità e giustizia per Giulio Regeni” non si fermerà mai.