“Soddisfazione da parte delle Organizzazioni Sindacali per il pronunciamento della Corte di Cassazione in merito al ricorso presentato da Cgil – Cisl – Uil dell’Emilia Romagna e dalle CdLT-Cgil di Reggio Emilia e Modena, avverso alla sentenza d’appello dei riti abbreviati nel processo Aemilia.
Il Giudice di Cassazione, con la sentenza, “rinvia ad altra sezione della Corte d’appello di Bologna per un nuovo esame nei confronti delle parti civili ricorrenti, nella parte in cui è stato negato il risarcimento del danno in relazione agli imputati condannati per il reato di cui al capo 1)” – art. 416 bis, reato di associazione mafiosa -.
Si tratta di un risultato molto importante che riconosce di fatto le ragioni che portarono le organizzazioni Sindacali a decidere di costituirsi parte civile nel processo Aemilia, il più grande processo alla mafia svolto nel nord Italia nella storia di questo paese.
La sentenza d’appello si era fermata a riconoscere il danno alle Organizzazioni sindacali derivante da due condanne per caporalato (603 bis) con l’aggravante mafiosa. Un risultato significativo, ma certo non esaustivo delle ragioni per le quali Cgil – Cisl – Uil, insieme alle altre parti civili, avevano scelto di contrastare anche dentro il maxi-processo Aemilia la cosca ‘ndranghetista che si è radicata nel territorio emiliano, che tanti danni ha prodotto sul tessuto economico, sociale e del lavoro. Una sentenza, quella d’appello, che contraddiceva le rilevanti motivazioni con le quali il Gudice dell’Udienza Preliminare di Aemilia aveva ammesso tra le parti civili le Organizzazioni sindacali.
Ora, con la sentenza di ieri sera della Corte di Cassazione, la Corte d’appello di Bologna è chiamata a valutare il danno complessivamente prodotto alle Organizzazioni sindacali dagli imputati, condannati per mafia, appartenenti alla cosca ‘ndranghetista emiliana.
Un risultato che ci soddisfa pienamente e che ci dà nuovo slancio per continuare il nostro impegno per la legalità contro i poteri criminali e mafiosi”.
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