Il Signore ci aiuti a spegnere i focolai di odio che si sviluppano nelle nostre società
di Andrea Tornielli
Papa Francesco, dopo la preghiera dell’Angelus, ha parlato dell’attentato avvenuto sabato 27 ottobre 2018 negli Stati Uniti. «Esprimo la mia vicinanza – ha detto – alla città di Pittsburgh negli Stati Uniti d’America, e in particolare alla comunità ebraica, colpita ieri da un terribile attentato nella sinagoga. L’Altissimo accolga i defunti nella sua pace, conforti le loro famiglie e sostenga i feriti. Tutti, in realtà, siamo feriti da questo disumano atto di violenza. Il Signore ci aiuti a spegnere i focolai di odio che si sviluppano nelle nostre società, rafforzando il senso di umanità, il rispetto della vita, i valori morali e civili, e il santo timore di Dio, che è amore e Padre di tutti».
Prima dell’Angelus Bergoglio aveva ricordato che «la speranza di Dio non è un miraggio, come certe pubblicità dove tutti sono sani e belli», ma è «una promessa per la gente reale, con pregi e difetti, potenzialità e fragilità». Questa Parola di Dio, ha continuato Francesco, «esprime bene l’esperienza che abbiamo vissuto nelle settimane del Sinodo: è stato un tempo di consolazione e di speranza, proprio attraverso il lavoro impegnativo e anche faticoso. Lo è stato anzitutto come momento di ascolto: ascoltare infatti richiede tempo, attenzione, apertura della mente e del cuore. Ma questo impegno si trasformava ogni giorno in consolazione, soprattutto perché avevamo in mezzo a noi la presenza vivace e stimolante dei giovani, con le loro storie e i loro contributi».
Quello del Sinodo è stato un «discernimento comunitario, fatto alla luce della Parola di Dio e dello Spirito Santo. Questo è uno dei doni più belli che il Signore fa alla Chiesa Cattolica, cioè quello di raccogliere voci e volti dalle realtà più varie e così poter tentare un’interpretazione che tenga conto della ricchezza e della complessità dei fenomeni, sempre alla luce del Vangelo. Così, in questi giorni, ci siamo confrontati su come camminare insieme attraverso tante sfide, quali il mondo digitale, il fenomeno delle migrazioni, il senso del corpo e della sessualità, il dramma delle guerre e della violenza».
«I frutti di questo lavoro stanno già “fermentando”, come fa il succo dell’uva nelle botti dopo la vendemmia. Il Sinodo dei giovani è stato una buona vendemmia, e promette del buon vino. Ma vorrei dire che il primo frutto di questa Assemblea sinodale dovrebbe stare proprio nell’esempio di un metodo che si è cercato di seguire, fin dalla fase preparatoria. Uno stile sinodale che non ha come obiettivo principale la stesura di un documento, che pure è prezioso e utile. Più del documento però è importante che si diffonda un modo di essere e lavorare insieme, giovani e anziani, nell’ascolto e nel discernimento, per giungere a scelte pastorali rispondenti alla realtà».
Infine, Francesco ha ricordato che ieri, a Morales, in Guatemala, sono stati proclamati Beati José Tullio Maruzzo, religioso dei Frati Minori, e Luis Obdulio Arroyo Navarro, uccisi in odio alla fede nel secolo scorso, durante la persecuzione contro la Chiesa, impegnata a promuovere la giustizia e la pace: «Lodiamo il Signore e affidiamo alla loro intercessione la Chiesa guatemalteca, e tutti i fratelli e le sorelle che purtroppo ancora oggi, in varie parti del mondo, sono perseguitati perché testimoni del Vangelo». (Vatican Insider).
Da sanfrancesco
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