Proprio ieri scattavano i duemila giorni. I giorni della seconda vita di Federica Angeli, quelli da scortata. E proprio la concomitanza è stata celebrata dalla presentazione a Ostia di “A mano disarmata”, il libro che ripercorre la sua storia di angoscia e di coraggio. Dopo una lunga, dolorosa e caparbia battaglia Federica ha capito che era finalmente giunto “il momento storico”, come diceva Falcone, di urlare forte contro la mafia nel suo territorio, sotto casa. Non più quattro gatti pieni di paura che l’affiancavano in quella che sembrava una battaglia persa, ma un tripudio di folla che ha invaso letteralmente la spiaggia del Village strappato ai clan. E’ stata una fantastica festa piena di sorrisi e di lacrime. Fantastica Federica che, accanto al marito, ha raccontato da vera cronista i giorni della disperazione, appunto della seconda vita, evitando ai tre figli i momenti della paura, inventandosi un gioco come si usa fare con i bambini. E tutti noi abbiamo riso perché il racconto è stato divertente. Ma tutti noi abbiamo pianto quando Claudia Gerini (che sarà la Angeli-bis nel film) ha letto la lettera che Federica ha scritto ai figli per quando saranno grandi. Ha pianto tutta l’enorme platea e c’è voluto veramente un guizzo di Flavio Insinna per riportare il sorriso in tutta quella gente che ha reso magico l’appuntamento di “Noi”, l’associazione antimafia nata proprio dall’operazione coraggio.
E’ stata una giornata molto lunga, cominciata con un torneo di calcetto per i giovanissimi premiati poi da Sabino Nela. Il tempo di ammirare la mostra “Ad lucem” del grande fotoreporter Alex Mezzenga, quindi la presentazione del libro e pirotecnica chiusura musicale al Porto turistico con Nek e altri beniamini di adolescenti e….maggiorenni.
Ma “Noi” non è solo questo. “Ci stiamo riprendendo Ostia dopo averla strappata a chi pensava di averla in pugno per sempre” ha detto Massimiliano Vender, presidente dell’associazione, lanciando il guanto di sfida alla mafia. Perché accanto ai momenti di festa ci sono le iniziative concrete come la lotta all’usura, attraverso il microcredito, e tutti i progetti culturali, nelle scuole e nel mondo del lavoro, per favorire una cultura di legalità. Sembrava impossibile, ma dopo quarant’anni di silenzio e di connivenze, grazie a una giornalista con la schiena dritta, è stato spezzato il dominio vergognoso dei clan.