L’appello, disperato, è arrivato via Twitter martedì mattina: “Lo Stato deve proteggere i miei figli”. Così Federica Angeli ha rimesso al centro il problema della protezione in quel contesto geografico e sociale complicato, terribile, che è Ostia. E dove comunque, proprio grazie a Federica e a molte altre persone di buona volontà, si è rimesso in moto un cammino di riscatto di cui si è avuta prova concreta nella manifestazione del 30 settembre. Lì si è toccato con mano il problema “mafia a Ostia” ma anche il coraggio e la determinazione di far venir fuori il buono di quell’area, passando per la legalità. Eppure tutto questo ha un prezzo altissimo per Federica Angeli, costretta a vivere sotto scorta, e per i suoi familiari e prima di tutti i suoi bambini. Nel tweet di Federica c’è il coraggio della giornalista e della cittadina di Ostia unito al timore di una mamma, di una donna, che, come tutte le donne, sente il peso e la responsabilità della propria famiglia. Per questa ragione l’appello di Federica va rilanciato nella sua gravità, per ciò che implica in termini di sicurezza dei cittadini e controllo del territorio. Ma va altresì rilanciato per i connotati tutti femminili che esso include. Non bisogna dimenticare che Federica Angeli è sotto protezione perché ha fatto il suo dovere di cittadina, testimoniando contro il clan di Ostia, e ha svolto bene il suo lavoro con inchieste sulla mafia in quel territorio. Ha contribuito in modo determinante a fare luce su un fenomeno fatto di protervia e violenza e di questo beneficiamo tutti, perciò tutti abbiamo il dovere di chiedere, con lei, protezione per i suoi figli.