In Yemen, nel distretto di Abs, il conflitto si è intensificato causando nuove ondate di sfollati.
A riferirlo attraverso un comunicato di Medici senza Frontiere che riferisce di un peggioramento generale della crisi.
Fornire assistenza è una sfida continua perché le persone sono sparse in un’area molto vasta e non ci sono campi ufficiali. Tra agosto e settembre le équipe di MSF all’ospedale di Abs hanno ricevuto 362 feriti, più del 40% di quelli trattati in tutto il 2018. Molti sono civili che rimangono intrappolati nel fuoco incrociato. “Purtroppo alcuni arrivano così tardi in ospedale che non siamo in grado di salvarli”,come racconta nell’intervista qui in coda la responsabile della nostra équipe medica.
Nei giorni scorsi MSF ha partecipato insieme ad altre organizzazioni a un’audizione parlamentare sulla guerra in Yemen presso la Commissione Affari Esteri, dove abbiamo rappresentato la drammatica situazione medico-umanitaria in cui versa la popolazione nel paese, con il suo sistema sanitario devastato, gli attacchi contro gli ospedali, i farmaci che non ci sono più. In questo videouno stralcio della testimonianza del nostro dott. Roberto Scaini, medico di MSF con una lunga esperienza in Yemen: https://www.youtube.com/watch?v=-dKCyg59Wwg&feature=youtu.be
Di seguito proponiamo l’inter A Gisela Vallès è responsabile dell’équipe medica dell’ospedale di Medici Senza Frontiere (MSF) ad Abs, capitale dell’omonimo distretto nel nord dello Yemen. L’aumento degli scontri nella regione, nelle ultime settimane, sta causando nuovi sfollamenti di persone. In questa intervista Gisela spiega le sfide e gli ostacoli che la sua équipe deve affrontare per fornire assistenza agli sfollati e alle comunità locali.
In che modo il conflitto colpisce le persone nel distretto di Abs?
Il nostro ospedale ad Abs riceve feriti di guerra su base quotidiana. Tra agosto e settembre abbiamo ricevuto 362 feriti, oltre il 40% di tutti i pazienti trattati nel 2018 in questa struttura. Molti sono civili che rimangono intrappolati nel fuoco incrociato di attacchi aerei e missili. L’intensificazione degli scontri a circa 50 chilometri a nord di Abs, nell’area di Beni Hassan vicino al confine con l’Arabia Saudita, ha provocato una massiccia nuova ondata di sfollati. Dal mese di agosto, circa 20.000 persone si sono trasferite in altre parti della regione, unendosi a migliaia di altre persone fuggite dai precedenti combattimenti. È difficile rintracciarli perché non ci sono campi ufficiali per sfollati interni. Sono sparsi su un’area molto vasta. A volte gruppi di persone vivono sotto semplici teli di plastica che hanno acquistato o sono stati loro donati. Altre volte si confondono con le comunità locali. In ogni caso, vivono tutti in condizioni molto precarie.
Hanno accesso ai servizi sanitari?
La maggior parte di loro non ha accesso ai servizi sanitari perché, dopo diversi anni di conflitto, nel distretto di Abs pochi centri medici sono ancora attivi. Molti non funzionano più o sono aperti solo poche ore al giorno con un infermiere o un piccolo staff. Chi lavora nei centri di salute non riceve stipendi da più di due anni e lavora senza forniture mediche adeguate. Il sistema sanitario non può rispondere ai bisogni degli sfollati interni e, allo stesso tempo, siamo fortemente limitati nell’assistenza che possiamo offrire nei luoghi che assorbono nuovi gruppi di sfollati. Nel mese di settembre, la nostra équipe mobile è stata in grado di visitare la periferia di Abs solo sette volte, nonostante fosse pronta a viaggiare tutti i giorni. In aggiunta a ciò, nelle ultime settimane la valuta yemenita, il Ryial, ha perso molto valore, mentre l’inflazione è aumentata, facendo aumentare i costi di carburante e trasporto. Ciò rende impossibile per molte persone raggiungere l’ospedale di Abs. È quindi importante che le poche organizzazioni mediche che sostengono il Ministero della Salute sul campo ottengano più accesso per affrontare i bisogni delle comunità sfollate vulnerabili.
Quali sono le conseguenze di questa situazione?
Una delle conseguenze che più mi colpisce è vedere che molti pazienti arrivano troppo tardi in ospedale.Alcune donne incinte e bambini malati arrivano così tardi che non siamo in grado di salvarli. Al di fuori della città di Abs, praticamente nessuna donna riceve cure prenatali perché il servizio è inesistente o inefficace. Arrivano con problematiche che potrebbero essere prevenute, come l’eclampsia e la pre-eclampsia, ma che possono essere entrambe fatali per la madre. Fornendo un’assistenza prenatale adeguata e garantendo un parto sicuro, è possibile ridurre il rischio di complicazioni sia per le madri sia per i neonati.
Come lavorano le vostre équipe per cercare di arrivare in tempo?
Nelle aree in cui la sicurezza e le autorità lo consentono, abbiamo unarete di operatori sanitari nelle comunità che gestiscono un sistema di trasferimento per i casi più gravi. Attualmente ci concentriamo su un’area dove ci sono nuovi insediamenti di sfollati e in cui mancano i servizi di base. A settembre, 153 pazienti provenienti da altre parti della regione sono stati diretti all’ospedale di Abs, il 50% in più rispetto ad agosto, mentre a luglio la situazione era più stabile. La previsione è che nel prossimo futuro ci saranno molti più pazienti mentre le ostilità si intensificheranno.
La situazione può peggiorare?
Il peggioramento degli scontri sta minando la capacità delle ONG sul campo di fornire soccorso, acqua e servizi igienico-sanitari, cibo e altro ancora. L’elevata inflazione, legata alla rapida svalutazione del Ryial, le restrizioni alle importazioni e così via, stanno avendo un impatto sullo stato nutrizionale della popolazione. Continuiamo a ricevere molti casi di malattie facilmente prevenibili, come la difterite. Ciò dimostra che l’impatto della guerra sul deterioramento del sistema sanitario sta incidendo sempre di più anche sulla copertura vaccinale.
MSF lavora in Yemen dal 1986 e ininterrottamente dal 2007. Oggi operiamo in 13 ospedali e centri sanitari in tutto lo Yemen e forniamo supporto a più di 20 tra ospedali e strutture sanitarie in 12 governatorati: Abyan, Ad-Dhale ‘, Aden, Amran, Hajjah, Hodeidah, Ibb, Lahj, Saada, Sana’a , Shabwa e Taiz.
Credits foto: Gonzalo Martinez