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Mondadori, giornalisti in stato di agitazione: affidati al Cdr 10 giorni di sciopero

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L’assemblea, riunita d’urgenza, ha votato a stragrande maggioranza per la mobilitazione contro la decisione del Cda di vendere la storica testata ‘Panorama’ alla società La Verità srl. ‘Conditio sine qua non’ dell’operazione: un drastico abbassamento degli stipendi.

«L’Assemblea dei giornalisti Mondadori, che si è riunita d’urgenza oggi, ha appreso dal Cdr con preoccupazione e rabbia la nuova aggressione al lavoro dei giornalisti e ai loro salari». È quanto si legge in un documento, approvato a stragrande maggioranza dall’assemblea, con il quale i redattori proclamano lo stato di agitazione, affidando al Comitato di redazione un pacchetto di 10 giorni di sciopero. «Dopo che ‘Panorama’, la più rappresentativa e prestigiosa testata della Casa editrice della famiglia Berlusconi, è stata ufficialmente dichiarata in vendita, con l’arrivo dell’offerta vincolante de La Verità Srl, cui fa capo l’omonimo quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ieri è stata espressa da venditore e acquirente la ‘conditio sine qua non’ di questa operazione: un drastico abbassamento degli stipendi!», proseguono i giornalisti.

Già prima dell’estate, si legge ancora, «abbiamo visto e vissuto la vicenda dei colleghi di ‘TuStyle’ e ‘Confidenze’, che, ormai già tecnicamente venduti a un editore che, a parere del sindacato, non dava loro alcuna garanzia di sopravvivenza nel futuro, per ritornare nel perimetro delle testate Mondadori hanno dovuto decurtarsi gli stipendi con una media del 30%. E da quel momento in poi tutti i giornalisti italiani hanno visto ripetere come un mantra questa percentuale da innumerevoli editori italiani per le loro testate: dal Giornale, a L’Espresso».

Questa stessa percentuale, incalzano i giornalisti, «potrebbe essere presumibilmente riproposta anche ai colleghi di ‘Panorama’. Che peraltro, a fronte di tale sacrificio, si troverebbero a lasciare la prima Casa editrice del settore periodici, con alle spalle una prestigiosa storia e tradizione centenaria, per trasferirsi in un’azienda giovanissima e di dimensioni del tutto diverse. Il tutto, mentre già sullo sfondo, s’intravede in Mondadori l’intenzione di chiedere nuovi sacrifici definitivi ai giornalisti, al momento già in solidarietà, a prescindere dalle peculiarità e dai risultati economici delle singole testate».

Una situazione che i giornalisti di Mondadori rifiutano con forza. «È ora di finirla di affrontare le difficoltà economiche mettendo mano esclusivamente al costo del lavoro giornalistico. Nell’ultima decina di anni – ammoniscono – Mondadori ha affrontato la contrazione delle vendite delle sue testate, dovuta certamente alla crisi, ma anche a una grave carenza di strategia imprenditoriale ed editoriale in grado di fronteggiarla con efficacia, facendo ricorso a prepensionamenti a valanga, casse integrazioni e contratti di solidarietà, pagati in massima parte dall’Inpgi, la cassa previdenziale di noi giornalisti. Per non parlare poi dell’utilizzo selvaggio di collaboratori, il cui numero supera oggi di due volte quello degli esuberi convenzionali dello stato in crisi attualmente in corso. E adesso che il ricorso agli ammortizzatori sociali si sta facendo più difficoltoso e meno ‘durevole nel tempo’, ecco spuntare il tentativo di pareggiare i bilanci – o, meglio, per la Mondadori di fare utili – abbassando indiscriminatamente e a vita gli stipendi dei giornalisti. Noi diciamo: basta mettere le mani in tasca ai lavoratori!»

Per queste ragioni, l’assemblea dei giornalisti Mondadori dà mandato al Cdr di aprire un immediato stato di agitazione e gli affida un pacchetto di 10 giorni di sciopero, da gestire e utilizzare con le modalità e i tempi ritenuti più opportuni, «insieme a ogni altra iniziativa, anche pubblica, in qualsiasi sede opportuna», conclude il documento.


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