Quando Riccardo Casamassima abbraccia i genitori di Stefano Cucchi, intorno a loro c’è silenzio. Il pubblico, che riempie l’ex cartiera di Roma per il quarto memorial Corri con Stefano, guarda con rispetto e commozione Maria Rosati, carabiniere come Casamassima. Marito e moglie, rappresentanti dello Stato, testimoni chiave per ribaltare il primo processo sul caso Cucchi. Ai due carabinieri è stato assegnato il premio Diritti umani 2018 e Maria Rosati, dopo aver ricevuto la tela di Mauro Biani, ha chiesto timidamente il microfono: «Ci vogliono far sentire soli o messi all’angolo. Noi non siamo soli, questa sera è la dimostrazione. E quello che noi abbiamo fatto dovrebbe essere considerato normale».
Un memorial che si è svolto nel ricordo di Stefano, prima con la corsa e poi attraverso le parole di Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo, Valerio Mastrandrea e gli interpreti del film Sulla mia pelle, Alessandro Borghi e Jasmine Trinca. A moderare il dibattito la giornalista Giulia Bosetti. Come ogni anno, anche Articolo21 ha partecipato al memorial ma soprattutto ha seguito sin da subito uno dei casi che hanno cambiato il volto al Paese: «Se non ci siete voi – ha detto l’avvocato Anselmo parlando al pubblico – se non ci sono i giornalisti, i libri, i film, la giustizia non fa il suo corso. Ricordiamoci sempre – ha continuato – che Stefano ha parlato con tre pubblici ufficiali delle botte che aveva preso e che non è stato fatto nulla. E ricordiamoci che all’inizio del processo non si parlava neanche di pestaggio».
Ma a sfondare per primi il muro del silenzio sono stati per primi Ilaria e i suoi genitori, accompagnati da Anselmo. L’attrice Jasmine Trinca, nel sottolineare la straordinaria forza necessaria per portare avanti nove anni di battaglie ha aggiunto a stupirla è stato il fatto che nonostante il film sia distribuito da Netflix, «le persone e i giovani in particolare, si sono riversati nei cinema e nelle piazze perché quella di Stefano è una storia pubblica, una storia comune a tutti noi». Una storia che parla di giustizie negate che però, per Valerio Mastrandrea, «non devono, anche una volta raccontate attraverso un film, farci sentire in pace con noi stessi. Il cinema deve portare ad agire». O almeno ad acquisire una nuova consapevolezza. Per Alessandro Borghi, che in Sulla mia pelle interpreta Stefano, «la conquista più grande è vedere che le persone escono dalla sala con un’altra idea in testa rispetto a quella con cui erano entrati».
Andare oltre i propri pregiudizi, prendere parte attiva in maniera responsabile. Questo sta suscitando la storia di Stefano Cucchi. «Tutte le persone che invece lo hanno incontrato in quei giorni – ha detto la sorella Ilaria – hanno voltato la faccia dall’altra parte, hanno preso le distanze anche se avevano capito. Voi invece – ha continuato rivolgendosi a Borghi e Trinca – mi avete fatto capire cosa può aver provato in quei giorni Stefano, che quest’anno avrebbe compiuto 40 anni. Il mio pensiero va a lui» ha concluso.
«Per la sua forza, il suo coraggio e la sua lotta di civiltà», è stata poi premiata dall’associazione Stefano Cucchi Donata Bergamini, sorella di Denis, trovato morto 29 anni fa. Fin da subito si parlò di suicidio, ma grazie alla tenacia della famiglia, dopo due archiviazioni la Procura di Castrovillari ha riaperto le indagini. Oggi finalmente si parla di omicidio. Ancora, nel segno di una «società civile che non si arrende e che lotta perché alcuni principi di base vengano rispettati», sono stati premiati gli uomini e le donne che soccorrono vite in mare. «Ed è a loro che va il merito di non cedere e di lottare perché l’umanità, nei confronti degli ultimi del mondo e anche di noi tutte e tutti, non vada perduta», si legge nelle motivazioni.
Le parole usate da Alex Zanotelli nel giorno della marcia della pace, sono le stesse di Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo che nell’ultima intervista ad Articolo21 avevano detto: «Facciamo tutto questo per un mondo migliore».