Il Premio Freelance international press 2018 è stato assegnato alla giornalista Antonella Napoli, membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21.
In memoria dell’ ex vice-presidente della Freelance International Press Antonio Russo, inviato di Radio Radicale ucciso nel 2000 in circostanze misteriose nei pressi della città di Tbilisi, in Georgia, il premio è stato consegnato ieri sera nell’aula magna della Facoltà valdese di teologia a Roma.
“Il Premio Italia Diritti Umani – si legge nella nota di Freelance international press – nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che si sono distinti nell’attività giornalistica e con un impegno particolare verso i diritti umani”.
Antonella Napoli ha viaggiato e trascorso lunghi periodi in paesi africani e mediorientali curando inchieste e reportage, denunciando emergenze umanitarie dimenticate e violazioni dei diritti umani.
Fondatrice e residente dell’associazione Italians for Darfur è anche nel direttivo dell’associazione Articolo 21, la rete nazionale dei giornalisti che, ispirandosi all’Articolo 21 della Costituzione, promuove e difende la libertà di informazione e di espressione.
Il reportage “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur”, realizzato da indipendente nel 2007, ha ricevuto una menzione al concorso “Ilaria Alpi”, edizione 2008.
Nel 2013 ha ricevuto la Medaglia d’oro di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica.
E’ stata l’unica giornalista europea a raccogliere le testimonianze delle donne vittime di stupro, utilizzato come arma di guerra, in Sudan raccolte nel libro “Volti e colori del Darfur”, pubblicato da Edizioni Gorée,
Nel 2013, esce il suo secondo libro, con la prefazione di Mukesh Kapila, inviato Onu in realtà di crisi e di conflitti, per il mercato editoriale anglosassone “Darfur, the colors of the hope”, reportage corredato da foto sulla crisi umanitaria in Darfur.
Nel maggio 2015, con Edizioni Piemme, pubblica “Il mio nome è Meriam”, il racconto della vicenda della giovane cristiana condannata a morte in Sudan per apostasia, salvata grazie alla mobilitazione internazionale di cui lei stessa è stata promotrice con Amnesty International e Christian Solidarity Worldwide. Il libro è stato pubblicato in sette paesi.
“Nei miei 30 anni da giornalista, di cui 20 da professionista, ho sempre avuto come punto di riferimento i diritti delle persone, umani e civili, guardando sempre con attenzione agli ultimi, alle crisi dimenticate, alle periferie ignorate. Illuminare quelle storie è stato, è e sarà sempre una priorità. Come sostenere battaglie per la ricerca di verità e giustizia. Ed è per questo che dedico questo premio a Giulio Regeni e a Andy Rocchelli, il primo un ragazzo che guardava al mondo con l’obiettivo di dare un contributo per renderlo migliore, il secondo un fotoreporter freelance che non temeva di mettere a rischio la propria vita pur di raccontare fatti e storie di frontiera. Entrambi sono stati uccisi, entrambi sono ancora in attesa di giustizia. Dovere di noi giornalisti è anche continuare a illuminare le battaglie delle loro famiglie e di coloro che mai smetteranno di chiedere verità. Verità giudiziarie perché quelle storiche le abbiamo acquisite e raccontare da tempo”.