Sono più di 25 mila gli utenti dei 18 centri attivi in altrettante stazioni. Per 13.254 era la prima volta. Quasi il 70% sono migranti. Oltre alla casa chiedono ascolto. “Siamo riusciti a consolidare la consapevolezza di dover portare risposte in luoghi ad alto flusso”
BOLOGNA – Nel 2017 sono stati più di 456 mila gli interventi totali effettuati da operatori sociali e volontari negli Help Center attivi nelle stazioni italiane in spazi dati in comodato gratuito dal Gruppo Fs. In gran parte si è trattato di interventi a bassa soglia, per l’igiene personale e per beni di prima necessità (361 mila, -12% rispetto al 2016). I restanti 95 mila sono interventi di orientamento sociale e presa in carico (+28% sull’anno precedente). Gli utenti registrati sono 25.890, di cui 12.636 si erano già presentate nel 2016 agli sportelli, mentre 13.254 hanno chiesto aiuto per la prima volta. Sono i dati del Report 2017 dell’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane presentato questa mattina presso la sede di Ferrovie dello Stato italiane a Roma in occasione della Giornata mondiale della lotta alla povertà. “Il dato degli interventi effettuati nel 2017 dagli Help Center della rete Onds è stabile nel tempo così come lo è quello delle circa 25 mila persone che accettano ogni anno di farsi prendere in carico dagli operatori sociali di stazione – ha detto Alessandro Radicchi, direttore dell’Osservatorio – In 15 anni di attività di una rete che è andata crescendo (dai 4 centri del 2002 si è passati ai 18 del 2018, ndr), uno dei risultati più grandi è quello di essere riusciti a consolidare la consapevolezza dell’esigenza di portare una risposta in luoghi ad alto flusso, come le stazioni, dove l’espressione del bisogno per motivazioni diverse è sempre stata evidente”. Dall’indagine risulta che la richiesta maggiore è quella dell’alloggio (fatta dal 26% degli utenti) ma per il 17% degli utenti un bisogno forte è quello di essere ascoltati: “Cercano qualcuno che si sieda accanto e che con pazienza dedichi del tempo per far loro raccontare le storie, i problemi, le aspirazioni – continua Radicchi – Che li consoli, che sia loro speranza, li curi se sono malati e magari tra una chiacchiera e l’altra riesca a trovare loro un lavoro o fornire gli strumenti per cercarlo”.
Chivasso, Torino Porta Nuova, Genova Cornigliano, Milano Centrale, Brescia, Trieste, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Pisa San Rossore, Roma Termini, Pescara, Napoli Centrale, Foggia, Bari, Melfi, Reggio Calabria, Messina Centrale, Catania. Sono le 18 stazioni in cui sono attivi gli Help Center (16 quelli considerati nel report perché Pisa San Rossore ha aperto a dicembre 2017 e Melfi non ha riportato dati significativi per l’analisi), la cui vocazione è quella di fornire alle persone senza dimora un orientamento verso i servizi sociali cittadini e, dove necessario, una risposta immediata ai bisogni primari. A loro interno sono attivi 56 operatori sociali e 148 volontari o altro personale. Oltre alla casa e all’ascolto, le prime due richieste degli utenti degli Help Center, le altre sono cibo o accesso alle mense sociali (17%) e servizi (11%) come l’uso di Internet, la fotocopia di un documento, la ricarica del cellulare o del tablet, la consultazione di periodici o l’uso del telefono. Al 7% troviamo la richiesta di servizi igienici quali la doccia o l’uso della lavanderia e, con la stessa percentuale, l’accesso o l’orientamento ai servizi sanitari. La richiesta di lavoro è al 6% seguita dai beni primari, principalmente vestiti e coperte al 3% e dalla richiesta di supporto per l’espletamento di pratiche burocratiche o amministrative. Al 2% la richiesta di residenza anagrafica, concentrata soprattutto nelle città di Foggia e Brescia. Assistenza legale a orientamento generico sono all’1%. Le richieste dipendono anche dai servizi offerti: Milano, Trieste e Bologna, ad esempio, sono essenzialmente un centro di orientamento o prenotazione di un posto letto per le persone senza dimora, mentre altre città hanno un ventaglio più ampio di intervento.
Chi si rivolge agli Help Center? La maggior parte degli utenti è rappresentata da uomini (quasi l’84%). Sono stati 12 gli utenti transgender nel 2017. Gli italiani sono il 22% (5.516), gli stranieri comunitari sono l’11% (2.921) mentre gli extracomunitari sono il 67% (16.990). La prima nazione di provenienza degli utenti che si sono rivolti ai centri è l’Italia, seguita da Romania e diversi Paesi del Nord Africa (Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal, Mali, Somalia, Gambia). Presenti anche alcuni Paesi dell’Asia, come Pakistan, Afghanistan, Kazakistan, Sri Lanka e Bangladesh e alcuni utenti sudamericani, in particolare da Perù e Brasile. Percentuali minori si registrano tra gli utenti dell’Est Europa (Ucraina, Polonia, Serbia, Albania, Bulgaria). La fascia di età più presente è quella tra 18 e 29 anni (8.903 persone), segue quella tra 30 e 39 anni (5.851). I minori sono 817 mentre gli over60 sono 1.943.
L’Help Center di Milano è quello che, nel 2017, ha avuto un aumento maggiore di utenti (+2.720, un numero che ha influito sul totale nazionale in maniera significativa). Per i centri di Foggia, Brescia e Genova la variazione positiva è dovuta al fatto che l’anno precedente non erano attivi o non registravano il dato. La variazione percentuale positiva più significativa è data dall’Help Center di Messina che, nel 2017, ha registrato un +44% rispetto al 2016, seguito da Trieste (+34%) e da Milano (+28%) e Reggio Calabria (+21%) e Napoli (+10%). In alcune città invece si sono registrate diminuzioni di accessi che oscillano dal -27% di Catania e -25% di Chivasso al -4% di Roma e Torino. Per Chivasso e Catania la variazione può dipendere da una diversa tipologia di servizi offerti nell’anno specifico, sia nel caso di Catania dalla difficoltà di registrare i nomi delle persone che si presentano allo sportello a causa della grande richiesta di servizi a bassa soglia espressa, in particolare, dai migranti.
“Le stazioni sono luoghi nei quali si sviluppano sistemi relazionali paralleli e complementari che riescono a moltiplicarne il coefficiente di attrattività verso un pubblico vario e le rendono luogo privilegiato di aggregazione spontanea, soprattutto per le persone più fragili in cerca di un riparo, un posto sicuro, un riferimento a cui aggrapparsi quando si è disperati o non si ha un posto dove tornare la sera – ha detto Gianfranco Battisti, ad Ferrovie dello Stato italiane – Il gruppo FS ha compreso la funzione di ‘avamposto urbano’ giocata dalle stazioni e per questo ha deciso di promuovere un’azione di responsabilità sociale comunitaria operando concretamente nei territori ingaggiando una partnership con attori socialmente determinanti”. (lp)