Una delle prime applicazioni degli ‘indirizzi’, dei ‘desiderata, di Di Maio e Salvini sull’editoria italiana è avvenuta in Sardegna. Il bersaglio? Un giornale on line ideato, costruito e diretto da Giovanni Maria Bellu – già inviato speciale di Repubblica e poi vicedirettore de l’Unità – che ogni due mesi diventava un magazine distribuito nelle edicole: Sardinia Post.
In pochi anni il giornale è riuscito a diventare una voce autorevole e autonoma in una realtà giornalistica dominata da due grandi concentrazioni. Nel cagliaritano e in tutto il sud dell’isola c’è il monopolio del gruppo Zuncheddu che controlla L’Unione Sarda, Videolina e Radiolina. Non solo. Come estrema garanzia l’editore ha affidato la direzione delle tre testate ad un unico giornalista.
Fino a qualche anno fa l’altro quotidiano sardo, La Nuova Sardegna, con un tradizionale bacino d’utenza nel sassarese e nel nuorese, aveva un’importante redazione cagliaritana. La decisione di smantellarla e di rinchiudere il giornale nella sua storica roccaforte territoriale ha fatto nascere il sospetto di un accordo tra i due gruppi editoriali. Cane non mangia cane.
In questo quadro Giovanni Maria Bellu era riuscito a dare al suo giornale una forte identità e intorno a quella aveva saputo costruire un importante parco lettori che in Sardinia Post trovavano servizi, inchieste, reportages su vicende ignorate o trattate con sufficienza dai due quotidiani. Un grande successo editoriale costruito con forte impegno, sperimentazione e innovazione, che hanno favorito anche la formazione e la crescita di una schiera di giovani, appassionati giornalisti.
Tutto bene dunque? Un editore vero se ne sarebbe dovuto sentire ampiamente gratificato. Invece che succede? Vincenzo Onorato, armatore, unico proprietario dei principali trasporti marittimi da e per la Sardegna, all’inizio di ottobre fa sapere a Bellu che dovrebbe in qualche modo modificare, ammorbidire la sua linea editoriale. Bellu, che ha sempre messo al centro del suo lavoro le domande, i dubbi, senza mai accettare compromessi, respinge ‘l’invito’ e rassegna la dimissioni scrivendo un editoriale garbato, ma fermo.
Il sospetto che tutto dipenda dalle imminenti elezioni regionali – si voterà nel prossimo mese di febbraio – diventa certezza quando il successore scelto da Onorato firma il suo primo editoriale. Già quella firma, prima ancora di leggere quello che scrive, fa sobbalzare sulla sedia: Guido Paglia. Sì proprio lui. L’uomo della costante ricerca di divisioni nella FNSI, del caso Tulliani-Fini, nominato responsabile della Comunicazione e delle Relazioni esterne della Rai a dispetto degli oltre milleduecento, qualificati giornalisti interni all’azienda. Forse Onorato sa solo che Paglia è un professionista esperto, anziano, che come lui trascorre una parte delle vacanze estive all’Elba. Forse. Poi anche lui avrà letto l’ignobile editoriale con il quale si è insediato a Sardinia Post.
Dopo un volgare attacco frontale a Bellu pieno di falsità, ha spiegato bene la sua idea del suo rapporto con l’editore. Un direttore deve prestarsi alle ‘attività sinergiche’ dell’editore (in altre parole un marchettaro che deve solo fare gli interessi del padrone, il quale – in questo caso – ha il merito di dare lavoro a tanti marittimi). Ed ha anche il coraggio di affermare che il lavoro deve essere fatto con “rispetto”, da “informatore neutrale”. Se il ‘rispetto’ e ‘l’informazione neutrale’ saranno modellati su quanto dichiarato nell’editoriale prepariamoci a leggerne delle belle.
Infine Paglia, assumendo le vesti del plenipotenziario di Onorato, si fa suo ‘proconsole’ in Sardegna e dichiara che si impegnerà ad individuare qualcuno che, conoscendo a fondo i problemi della Sardegna, si impegni ad essere “neutrale”: cervello piatto e nessuna funzione critica.
Non vorrei essere nei panni di chi verrà “individuato” e scelto sulla base dei criteri chiaramente illustrati dal plenipotenziario di Onorato, soprattutto perché avrà il compito di costruirsi un parco lettori completamente diverso da quello esistente.
La solidarietà verso Bellu è stata generalizzata e importante, anche da parte di chi, pur non condividendo alcune sue valutazioni, gli riconosce il merito della grande professionalità e dell’onestà intellettuale mostrate in tutte le esperienze lavorative fin qui avute.
E non solo professionalità ed onestà. Anche il coraggio di aver scoperchiato per primo la pietra tombale sotto la quale si è cercato di nascondere la tragedia dei naufragi in mare dei disperati in fuga dall’Africa e che ha raccontato in “I fantasmi di Portopalo”.