A Praga il 16 gennaio 1969, sulla piazza Venceslao, uno studente di filosofia di ventuno anni, come un monaco buddista, si diede fuoco in solitudine per protestare contro l’invasione sovietica nel suo paese. Si chiamava Jan Palach, figlio di un pasticciere e di un’impiegata del Partito, legatissimo alla madre che pure spiava la sua corrispondenza privata; fidanzato a una ragazza di salute cagionevole, fautore entusiasta della primavera di Praga, profondamente deluso quando i sovietici entrarono nella sua città e spararono sulla folla, maturò la decisione estrema che in un messaggio spiegò così: «Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il Notiziario) Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà».
Il regista ceco Robert Sedlacek ne ricostruisce la biografia seguendo il percorso che lo portò a immolarsi in una ricostruzione forse troppo semplice. La personalità di Jan Palach è tratteggiata in maniera lineare, quasi il gesto fosse ineluttabile. Convince il viso comune e candido di Viktor Zavadil, il bravo protagonista, adatto alla parabola di un giovane come tanti che si fece martire della storia. Manca però una certa indagine, non solo psicologica, che accompagni lo svilupparsi di un’iniziativa individuale talmente straordinaria. La ricostruzione d’epoca è efficace, valido il cast, scorrevole la trama. Film interessante, anche se non esaurisce gli interrogativi di una non facile vicenda sulla quale il cinema non ha ancora fatto chiarezza. E’ storico comunque che Jan Palach decise di non bruciare gli appunti e gli articoli che rappresentavano i suoi ideali: furono trovati in un sacco lontano dalle fiamme. Di fatto non si riuscì ad appurare se dietro il tragico gesto ci fosse un’organizzazione come quella descritta da lui. Negli anni seguenti alcuni giovani lo imitarono ma i loro nomi sono stati dimenticati. Al suo funerale parteciparono seicentomila persone e fu ritenuto un eroe caduto per la patria.
Un film di Robert Sedlácek con Michael Balcar, Denisa Baresová, Zuzana Bydzovská, Jacob Erftemeijer, Karel Jirák, Kristína Kanátová, Alexander Minajev, Jan Vondrácek, Jirí Zapletal, Viktor Zavadil. Genere Biografico durata 124 minuti. Produzione Repubblica ceca, Slovacchia 2018.