Mosco Levi Boucault , il regista ungherese , per realizzare questo documentario oggi vive sotto copertura
ROMA – Una tragedia reale, maledettamente shakespeariana, è il documentario sulla mafia di Mosco Levi Boucault, realizzato in due parti: la prima “Il potere e il sangue”, la seconda “La caduta”. Il film ruota intorno a Salvatore Riina, figlio di un contadino che a tredici anni ha visto morire il padre e il fratello, a diciannove ha ucciso il primo essere umano, a ventisei anni si è affiliato a Cosa Nostra, a quarantadue – in seguito alle centinaia di morti in guerre di mafia – è divenuto il capo assoluto dell’organizzazione criminale. Protagonista è anche Tommaso Buscetta, perdente della cupola mafiosa, desideroso di vendicare i parenti ammazzati da Riina: due figli, il fratello, il nipote, il genero. Per la prima volta sullo schermo appare Giovanni Brusca, completamente coperto in volto, che non avrebbe accettato di parlare se Levi Boucault non fosse egli stesso sotto copertura: Salvatore Riina era considerato, dice Brusca, “dio in terra”, l’incarnazione dell’onore che fa grande un uomo.
Infine Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, indiscutibili eroi del nostro tempo, il maxiprocesso di Palermo che costò la vita anche a Rocco Chinnici. Attraverso filmati e immagini d’epoca, interviste ai pentiti, tutti con passamontagna, con incalzante sapienza narrativa Boucault illumina il labirinto che ha portato alla morte di Chinnici, Falcone, Borsellino, le trame di potere invischiate in relazioni patologiche, il cui esito è ineluttabilmente il disastro. Apprendiamo quanto accadde attraverso la deposizione, tra gli altri, di ex mafiosi come Gaspare Mutolo, Giuseppe Marchese, Gaetano Grado e i racconti di uomini che si schierarono dalla parte opposta, quali Giuseppe Ayala, Francesco Accordino, Giovanni Anania, Letizia Battaglia.
Sapendo come la mattanza questa volta non sia finzione, ci si chiede sgomenti perché tutto questo succeda. Il film di Levi Boucaul risponde al quesito in quanto, per la prima volta, sono i mafiosi divenuti collaboratori di giustizia a raccontarsi, a spiegare la cultura secondo la quale pensano e agiscono. “Corleone” è costato a Mosco Levi Baucault anni e anni di lavoro, durante i quali ha vissuto in Sicilia. Se ne esce con la sensazione che – come sosteneva Danilo Dolci studioso ed eroe della lotta contro la mafia – sia un fenomeno che attecchisce in un ambiente inquinato da rapporti parassitari e può essere combattuto con l’educazione e la cultura. Ma quanto è davvero in grado la politica oggi di dedicare a questi antidoti le sue energie? A evitare il sacrificio di nuovi Chinnici, Falcone e Borsellino?
Regia di Mosco Levi Boucault. Un film Genere Drammatico – Francia, 2018, durata 151 minuti