Il dilemma ci insegue da millenni e non siamo ancora sicuri di aver trovato la soluzione. Il dilemma è tanto profondo da imporre una sospensione del giudizio, epochè, quasi all’infinito. Eppure non ci possiamo distrarre, o girarci dall’altra parte, quando si tratta di scegliere tra Giustizia e Legge, come suggerisce la complessa, intricata e forse un po’ pasticciata vicenda che ha portato all’arresto di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e non solo. E’ un dilemma che si è posto Sofocle, 2.400 anni fa, tra la legge universale dell’umanità e la
dura lex dello stato, quando ci ha raccontato la tragedia di Antigone. Il tiranno di Tebe Creonte, dopo una guerra fratricida, aveva decretato la proibizione di seppellire i corpi degli sconfitti. Antigone, figlia di Edipo, si ribella a questa legge, sceglie la
pietas e va a seppellire i fratello Polinice. Disubbidisce alla legge ed obbedisce a un senso di giustizia più antico e profondo. Per questo verrà punita e si suiciderà nella sua prigione. Il dilemma, lacerante, si è riproposto tante volte nel corso della storia, anche quando un oscuro funzionario della Questura di Trieste procurò dei documenti falsi, dopo le Leggi raziali (1938), a un giovane ebreo, che riuscì a fuggire e a salvarsi, ma quel funzionario pagò con la vita la scelta di schierarsi con l’umanità conto la legge.
Adesso, per fortuna, non siamo a questi livelli. La democrazia liberale ha tentato di ricomporre il rapporto tra Giustizia e Legge, ma il dilemma, qualche volta, riemerge. Allora, se non possiamo permetterci il lusso di restare saggi e indifferenti, dobbiamo scegliere tra Antigone e Creonte, tra la legge, sostenuta da una intricata burocrazia, e la
pietas arruffata di Mimmo Lucano. Il suo piccolo paese, Riace, semi abbandonato, è rinato grazie alla generosità creativa del sindaco e dei suoi compaesani, che lo appoggiano. Ha accolto migranti, ha offerto case diroccate da ricostruire, ha avviato un piccolo artigianato diffuso, ha attirato l’attenzione dei mass media e un regista come Wim Wenders –che adesso si occupa di un altro “eretico” come papa Francesco- gli ha dedicato un cortometraggio che ha fatto il giro del mondo. In una terra circondata ed oppressa dalla ‘ndrangheta, ha dato un po’ di speranza e di lavoro liberato dalle ecomafie, privilegiando una cooperativa fatta in casa. Ma ha fatto carte false, si è inventato ed ha firmato carte d’identità che non esistono. Si è inventato anche una moneta con l’effige di Che Guevara per far girare l’economia, visto che il Viminale gli nega i finanziamenti europei che gli sono arrivati. Ha fatto cose che un sindaco non deve fare. Non è Antigone e –forse- il Ministro dell’Interno non è Creonte, ma anche quel giovane ebreo triestino è stato salvato da un documento falso; anche Nadia Murad, la giovane Yazida irachena, schiavizzata e violentata come migliaia di sue sorelle, dai miliziani dell’Isis, adesso premio Nobel per la pace, è stata salvata da un documento falso che la spacciava per mussulmana.
Quel piccolo sindaco calabrese è un “fuorilegge”, ma le ha tentate tutte –a quanto pare senza rubare un euro- per far funzionare un sistema condiviso che mettesse insieme l’umanità dell’accoglienza e la convenienza dei suo compaesani, che ricominciano a vivere e a sperare assieme a tanti migranti, più o meno clandestini. L’Italia, da Sud a Nord, passando per il Centro, è piena di paesi semi abbandonati e così il territorio, senza la cura dell’uomo, si degrada e frana. Forse, chissà, qualcuno avrebbe potuto cambiare quella legge, con un po’ di generosità, equilibrio e fantasia, e così ci avrebbe fatto migliori, liberandoci dalle paure che sentiamo serpeggiare dentro di noi. Invece è arrivato Creonte, che però, 2400 anni fa, è stato maledetto dagli dei.
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