10 mila persone in marcia dal Centro America, per trovare scampo negli USA. E’ la marcia dei poveri, dei perseguitati dalla criminalità, di chi è talmente afflitto da miseria e violenza, da non essere più trattenuto neanche dagli affetti, per i propri cari e per la propria terra. Cercano pane e rispetto, per sé, per i loro figli. Aumentano lungo il cammino, che si è trasformato in marcia politica, per rivendicare il diritto a una vita dignitosa, di lavoro e giustizia.
Trump li aspetta con l’esercito spiegato. Non si sa bene per fare cosa. Ma non può fermare la spinta della faglia della povertà, contro quella del suo neo-capitalismo. La pressione di questi due mondi contrapposti sta comprimendo energia, che si trasformerà presto in un terremoto, se nessuna organizzazione umanitaria prenderà in mano la situazione. Occorre subito un intervento della Croce Rossa, della UNHCR, delle organizzazioni di soccorso ai migranti, per evitare che questo esodo della disperazione sia trasformato in una repressione brutale. Invece vedo inerzia, indifferenza e rassegnazione al peggio. E questo è inaccettabile.
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