di Raffaele Sardo
E’ il 30 settembre del 1991. Il presidente della Repubblica firma il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Casal di Principe. E’ un anno caldo per le vicende di camorra in provincia di Caserta. Siamo in piena guerra tra clan per il predominio del territorio. I vecchi assetti di potere sono saltati dopo l’uccisione in Brasile del capo del clan, Antonio Bardellino. Si fronteggiano da una parte gli Schiavone – Bidognetti dall’altra il clan Caterino-De Falco. La posta in gioco è alta. Ci sono ancora tanti fondi della ricostruzione del post terremoto dell’80 da spartirsi.
La causa scatenante della guerra è l’interruzione di un summit dei vertici del clan dei casalesi da parte dei carabinieri. E’ il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre del 1990. A quella riunione, che si svolge nella casa di un assessore del Comune di Casal di Principe, Gaetano Corvino, manca uno dei pezzi da novanta del clan, Vincenzo De Falco. I sospetti di una soffiata cadono subito su di lui.
Da quel momento le fazioni si dividono. Si scatena una guerra senza esclusione di colpi. Per le strade di Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano di Aversa c’è la caccia all’uomo. Si spara e si muore quasi ogni giorno. Il 21 luglio del 1991, ne fa le spese un ragazzo che passa in auto con i suoi amici, Angelo Riccardo, vittima innocente della guerra tra clan. Una morte che scuote le popolazioni del territorio. Un prete, don Giuseppe Diana, parroco della Chiesa di San Nicola di Bari a Casal di principe, comincia a dare voce alla protesta dei cittadini.
La protesta delle comunità parrocchiali, nuova per queste zone, smuove le acque. Anche in seguito a quell’uscita pubblica, il provvedimento per l’azzeramento del consiglio comunale di Casal di Principe, ha unì’accelerazione. Il 30 settembre del 1991, viene emesso il decreto che scioglie il civico consesso per 18 mesi “perché condizionato dalla camorra”.
Ecco cosa scriveva il Ministro dell’Interno dell’epoca, Vincenzo Scotti, nella relazione allegata al decreto di scioglimento.
“…Il consiglio comunale di Casal di Principe, rinnovato nelle consultazioni elettorali del 29 maggio 1988, presenta fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso. Invero, con successivi rapporti della legione carabinieri di Napoli gruppo Caserta del 3 maggio 1991, dell’11 luglio 1991 e del 5 settembre 1991, sono stati evidenziati i collegamenti diretti e indiretti tra amministratori e criminalità organizzata con carattere di continuità per la presenza all’interno dell’amministrazione locale di soggetti legati alle famiglie protagoniste della malavita di Casal di Principe. Come risulta dai predetti rapporti dei carabinieri gruppo Caserta, in Casal di Principe hanno sede le organizzazioni camorristiche più temibili tra cui quella capeggiata da Francesco Schiavone detto “Sandokan” e da Bidognetti Francesco detto “Cicciotto e mezzanotte”.
La relazione del ministro dell’Interno, cita poi gli episodi emblematici che hanno dato vita allo scioglimento del Consiglio Comunale.
“A tali cosche sono risultati collegati alcuni dei componenti del consiglio comunale. In particolare: Gaetano Corvino, assessore, è risultato essere proprietario dell’immobile in cui, nel corso di un’operazione investigativa, il gruppo carabinieri di Caserta irrompeva sorprendendo un “summit” camorristico. Il medesimo Corvino, dimessosi dalla carica di assessore, veniva rimosso dalla carica di consigliere comunale con decreto del Ministro dell’interno del 13 marzo 1991 per gravi motivi di ordine pubblico in base al disposto dell’art. 40 della legge 8 giugno 1990, n. 142; Alfonso Ferraiolo, consigliere, è stato denunciato in data 1 luglio 1988 dai carabinieri del gruppo di Caserta per favoreggiamento personale nei confronti di latitanti appartenenti al clan camorristico capeggiato all’epoca da Antonio Bardellino a seguito del rinvenimento, nel corso di una perquisizione nella sua abitazione, di un sofisticato nascondiglio per più persone.
Il Ferraiolo è risultato inoltre proprietario dell’autovettura a bordo della quale il 18 maggio 1989 veniva arrestato in Francia il latitante Francesco Schiavone detto “Sandokan” boss del clan camorristico già capeggiato dal defunto Iovine Mario; Francesco Schiavone, consigliere, già sindaco, legato da stretta parentela all’omonimo Francesco Schiavone detto “Sandokan”, risulta essere imputato di interesse privato in atti d’ufficio e di favoreggiamento personale in relazione alla denuncia nei confronti di Sandokan ed altri a seguito dell’omicidio di Paride Salzillo nipote del capoclan Antonio Bardellino, con il quale il gruppo di Schiavone era entrato in contrasto.
Ad ulteriore conferma della penetrazione della criminalità organizzata all’interno dell’amministrazione comunale di Casal di Principe va menzionato il rilascio, da parte del medesimo ente, in data 27 agosto 1990, di una carta di identità valida per l’espatrio a nome di Iovine Mario, pluripregiudicato e noto capo dell’omonimo clan camorristico all’epoca latitante, successivamente ucciso in Portogallo il 6 marzo 1991. Per tale episodio il sindaco attualmente in carica Alessandro Diana è stato denunciato per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento personale. Dai rapporti pervenuti, è stato evidenziato che i predetti sodalizi camorristici hanno la potenzialità di condizionare le scelte e l’operato dell’amministrazione comunale del luogo…”
Nello stesso giorno, in provincia di Caserta, vengono sciolti i comuni di Mondragone e Casapesenna. In provincia di Napoli, invece, i comuni di Sant’Antimo, Marano di Napoli e Poggiomarino.
In seguito, il Comune di Casal di Principe è stato sciolto per condizionamenti di camorra altre due volte: il 23 dicembre del 1996 e il 17 aprile del 2012.