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Bilancio. Una vicenda kafkiana. Lo spread tocca quota 303. Rischio aumento del costo del denaro

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Il Def che non c’è. Parlamento ancora all’oscuro dei fatti. L’arroganza di Salvini e Di Maio. Ue: pronte le sanzioni

Di Alessandro Cardulli

Neppure Kafka, il grande scrittore praghese che ha segnato la letteratura del XX secolo con opere come Il Processo e ‎La metamorfosi, e ci ha consegnato situazioni paradossali, imbarazzanti, kafkiane appunto, avrebbe immaginato vicende, senza capo né coda, come quella della manovra di Bilancio che stanno vivendo il nostro Paese e l’intera comunità europea. Ma che ancora non è arrivata al Parlamento come protestano il Pd, Leu e Forza Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese una sola certezza, nefasta: lo spread, il temuto spread che segna la temperatura dell’economa, torna in grande spolvero toccando quota 303, la Borsa in negativo con Piazza Affari a -0,24, con i titoli bancari particolarmente  deboli. Rialzo dello spread che, afferma  Tino Nocentini direttore generale di Intesa Sanpaolo di alcune regioni, “potrebbe presto trasformarsi in un aumento del costo del denaro per le imprese e le famiglie”.

Il ministro Tria fra  1,6 e 2,4% si gioca la reputazione. La Ue gli chiede conto degli impegni non mantenuti

Protagoniste le due formazioni politiche, Lega e Movimento Cinque stelle, che hanno dato vita al governo e che non hanno un programma ma un “contratto” fra le due forze che fanno a capo rispettivamente a Matteo Salvini, Lega e Luigi Di Maio, M5S, ministri e anche vicepremier. Il presidente del Consiglio Conte, una sorta di notaio, deve assicurare l’attuazione del contratto. Al ministro dell’Economia, Tria, meglio noto come ministro del Tesoro, il compito di mettere a punto la documentazione da inviare a Bruxelles per ottenere il timbro della Commissione. Un iter molto difficile, si scontrano le “esigenze” dei pentastellati e dei leghisti. Il punto di scontro riguarda il rapporto deficit-Pil. Tria ha un compito molto difficile perché deve tener conto delle “esigenze” di Lega e Cinque stelle sulla base delle quali è stato sottoscritto il contratto. Il ministro Tria, alla fine, riesce a concordare con i commissari Ue un numero per questo rapporto determinante per rispondere a quanto previsto dal contratto, sintetizzabile in 1,6%. Non va bene al Salvini e al Di Maio, non va bene perché Tria prevede l’attuazione del programma in modo graduale, diluendo negli anni l’impatto sul Bilancio. E concorda con i commissari. Ma i due vicepremier e il premier non ci stanno Esigono  il 2,4%.

Dal balconcino di Palazzo Chigi farsa e residuo di mussolinismo. Sventolano le bandiere pentastellate

Tria in un primo tempo resiste, poi  si arrende e la manovra  viene così definita.  Al balcone di Palazzo Chigi si affacciano, un residuo di “mussolinismo”, i ministri, sul piazzale sventolano le bandiere dei Cinque Stelle. Si mischiano parlamentari della Lega. Cambia lo scenario. Siamo a Lussemburgo. Il ministro Tria si presenta alla riunione dell’Eurogruppo. All’ordine del giorno non c’è la nota al Def, ma il suo “fantasma” aleggia. Anche i commissari Ue leggono i giornali e hanno ben presente quale sia la situazione italiana, lo scontro all’interno del governo gialloverde. Qualcuno, si racconta, ha chiesto una  bozza del testo approvato  a Palazzo Chigi. Ma il testo non c’è neppure in bozza. Deve essere ancora scritto. Forse sarebbe meglio dire “riscritto” perché  Tria e il suo staff ministeriale, messo sotto tiro in particolare dal portavoce del presidente del Consiglio, quel tal  Casalino che ha minacciato di inviare  a casa dirigenti e funzionari del Tesoro, avevano elaborato, si dice, una bozza, basandosi su quell’1,6 concordato da Tria e ben noto al duo Salvini-Di Maio. Tria si trova in difficoltà alla riunione di Lussemburgo, spiega, assicura, dà garanzie. Ma la credibilità dell’Italia è ai minimi termini. Tria, con grande imbarazzo, cerca di “alleggerire” una situazione che si sta facendo sempre più pesante. Arriva all’Eurogruppo una dichiarazione del presidente Junker: “Dobbiamo evitare che l’Italia reclami trattamenti speciali che, se concessi, porterebbero alla fine dell’euro”. È crisi tra governo italiano e i governi dei paesi che fanno parte  della Ue. L’Italia è isolata, anche gli “amici “ di Salvini, gli xenofobi, sovranisti, che pullulano nelle assemblee degli organismi europei tacciono. Moscovici e Dombrovskis  stentano a credere che il documento di cui si parla non sia stato ancora scritto. Ma a Tria fanno sapere che se il testo che dovrà essere presentato dal governo italiano non cambierà segno, per l’Italia saranno guai. I patti vanno rispettati, affermano. Già, l’Italia.

All’Ecofin di Lussemburgo, l’Italia grande accusata. Preoccupazioni del Capo dello Stato

Mentre su Tria si scaricavano le critiche dei vertici Ue in Italia entrava in campo anche il Capo dello Stato, per niente tranquillo, anzi molto preoccupato per quello che stava avvenendo a Lussemburgo dove Tria si trovava del tutto isolato, a dover difendere una politica non sua, richiamato in patria con grande urgenza tanto da lasciare in gran fretta Lussemburgo, evitando di partecipare all’Ecofin, per tornare a Roma, con sulle spalle un carico di lavoro considerevole, reso ancora più pesante dai numeri che la Borsa sfornava e le dichiarazioni di Salvini e Di Maio, più che dichiarazioni si tratta di offese nei confronti dei commissari Ue. Una cosa è aprire un confronto anche aspro, altro è  accusare  i vertici Ue di essere responsabili di un “complotto”, il riferimento è ai dati dello spread da parte dei vertici Ue nei confronti del nostro Paese. In realtà  i Salvini e i Di Maio, dilettanti allo sbaraglio, non conoscono neppure il minimo necessario sul funzionamento dei mercati. Allora ricorrono alla offesa come ha fatto Salvini quando ha attaccato Juncker affermando che “equiparando l’Italia alla Grecia, il presidente della Commissione europea fa impazzire lo spread. Prima di aprire bocca – ha aggiunto – dovrebbe bere due bicchieri d’acqua e smetterla di spargere minacce inesistenti, oppure gli chiederemo i danni”.

Il capo leghista offende il presidente Ue. Non lo incontro, voglio parlare solo con persone sobrie

Non contento offende il presidente Juncker quando afferma che non lo vuole incontrare perché  vuole parlare “solo con persone sobrie”. Di rincalzo arriva Di Maio il quale afferma che “a qualcuno dà fastidio che l’Italia abbia cominciato a rialzare la testa e stia attuando le promesse fatte perché queste cose le dice una Commissione che non ha neanche l’1% dei consensi dei cittadini”. E poi le ciliegina sul bicchiere: “Juncker non è adatto a svolgere il suo ruolo”. Come se tutto questo non bastasse arriva la dichiarazione del presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi. “Sono più che convinto che l’Italia, con una sua moneta – afferma – sarebbe in grado di risolvere i suoi problemi”. Senza mezzi termini l’uscita dall’Euro. Secondo Bloomberg questa dichiarazione sarebbe stata  fatta per far toccare all’euro quota 1,15 dollari, ai minimi da fine agosto. E già alle nove del mattino le agenzie di stampa diffondevano un nuovo Di Maio secondo cui “i tecnici sarebbero la resina che invischierebbe la corsa della legge di Bilancio”. Nel mirino il Ragioniere generale dello Stato che “deve preparare la nota di aggiornamento al Def su impulso dei politici”, una sorta di Casalino bis. Già, i tecnici.  Stanno lavorando con Tria per mettere a punto la manovra di Bilancio che dovrebbe essere presentata in serata in un vertice che ha preso il posto della cabina di regia, che è stata rinviata. Dovrebbe, ma  con i Conte, Salvini, Di Maio, non c’è mai certezza alcuna, sono degli improvvisatori e si vede. E infatti c’è stato un rinvio ad un nuovo vertice per mercoledì in mattinata. Lo stesso presidente del Consiglio non ha dato alcuna assicurazione al Capo dello Stato su come il governo intende confrontarsi con la Ue. Ha cercato di tranquillizzarlo ma ha ribadito che l’obiettivo del 2,4% è irrinunciabile. E dal canto suo il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha ribadito che con il target 2,4% di deficit/pil per tre anni, l’Italia ‘è fuori linea’. Come dire non si va da nessuna parte. “Fuori linea”, tradotto significa essere al di là delle regole di bilancio che prescrivono per un paese come l’Italia un aggiustamento strutturale almeno dello 0,6%, dato l’alto debito. Dombrovsikis  ha detto esplicitamente che “la Commissione è pronta per applicare la legge di stabilità”.

Denuncia Pd, Leu, Forza Italia. Alla Camera ancora non pervenuti documenti ufficiali

È in questo quadro disarmante, un atto violento contro la democrazia, il disprezzo del Parlamento, che hanno preso posizione deputati di Leu, Pd, Forza Italia denunciando  il fatto che ancora oggi a Montecitorio non sono ancora pervenuti i documenti ufficiali relativi alla nota di aggiornamento  al Def, approvata il 27 settembre,  di cui si conoscono solo anticipazioni con interviste e la diffusione di stralci. La nota dovrebbe andare in Aula il 10 ottobre. “Non siamo ancora nelle condizioni di avere un testo e per questo chiediamo alla presidenza di rivedere la data di arrivo in aula del testo e rinviare la discussione – ha affermato in aula a Montecitorio Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali – questo modo di governare  sta diventando un’abitudine. Deve finire questo andazzo che questo governo ha iniziato a prendere, perché il pressappochismo intacca il capitale di fiducia del Paese. Questo governo faccia meno propaganda e più sostanza”. Il deputato del Pd Enrico Borghi, facendo riferimento sia alle richieste di urgenza all’ordine del giorno in aula che al Def, ha detto: “L’urgenza in queste ore appare un’altra, ovvero che il Governo venga immediatamente a riferire alle Camere in ordine alla Nota Def e anche sulle prese di posizioni di esponenti dell’Esecutivo e della maggioranza” sullo sforamento del deficit. “Abbiamo assistito – ha aggiunto – a un’escalation: giovedì è stata annunciata l’approvazione del Cdm, qualcuno è salito sul balcone di Palazzo Chigi, una cosa che non succedeva dal 25 luglio 1943” e, a seguito degli annunci, “abbiamo visto un aumento dello spread con relativo innalzamento dei tassi di interesse”.

Un modo di governare inaccettabile. La politica di Conte solo annunci

Questo “modo di governare è inaccettabile”. Poi ha aggiunto: “ma il documento è stato approvato o no dal Consiglio dei ministri di giovedì?”. Per Forza Italia il deputato Andrea Mandelli ha definito la politica del governo Conte “piena di soli annunci”. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha evitato di entrare nel merito delle critiche rivolte al governo da parte dei deputati di Leu, Pd, Forza Italia. Forse avrebbe dovuto farlo perché il suo ruolo è stato offeso dalle procedure del governo gialloverde, una offesa al ruolo del Parlamento. Fico si è limitato a sottolineare che “Premesso che il governo è presente in Aula e quindi ha sentito le richieste” di Pd, Forza Italia e Leu di riferire in Parlamento sulla nota di aggiornamento al Def” poi ha garantito e assicurato che “il parlamento e la Camera dei deputati non sarà scavalcata perché la Nota di aggiornamento al Def arriverà qui, e quando arriverà in commissione parlerò con il presidente della commissione Bilancio per capire i tempi” dell’esame ” e per far avere un maggior tempo di discussione in commissione prima dell’approdo in Aula”. Ha poi detto che ci sono dei provvedimenti da approvare con urgenza. L’urgenza ha replicato il deputato Pd nel nostro Paese è che il governo venga immediatamente a riferire alle Camera sulla Nota di aggiornamento al Def. I dilettanti allo sbaraglio, come lo sono gli attuali governanti, sono capaci di tutto. Anche di approvare una cosa che non c’è, pur di fare una apparizione dal balconcino di Palazzo Chigi, telecamere pronte a riprendere. Bandiere al vento. Abbracci e baci. Italiani truffati. Se ci fosse ancora un Kafka avrebbe avuto materiale per scrivere un capolavoro. Falsità e paradosso.

Da jobsnews


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