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Asia Bibi assolta dopo 3420 giorni di prigionia e sofferenze. Annullata la condanna a morte

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Asia Bibi è salva, dopo 3420 giorni di prigione e di sofferenze potrà tornare libera. La Corte Suprema di Islamabad ha ribaltato il verdetto di condanna a morte e ne ha disposto la scarcerazione immediata.

La bracciante agricola, madre di cinque figli nel 2010 è diventata il simbolo della persecuzione contro i cristiani. È stata la prima donna a essere condannata alla pena capitale in Pakistan in base alla controversa legge sulla blasfemia.

Oggi, dopo tre gradi di giudizio, i primi due di colpevolezza, è arrivata la decisione che sancisce la conclusione di questa terribile vicenda. Una bella notizia attesa oltre 3 anni, da quando nel luglio 2015 nel giorno in cui doveva essere emessa la sentenza definiva i giudici dell’Alta Corte pakistana avevano disposto la sospensione della pena e il rinvio con revisione del caso.

Prima della decisione del collegio giudicante che si era espresso a Lahore a suo favore la Bibi aveva subito una vera e propria persecuzione. Ma Asia non è mai stata sola. Oltre alla sua famiglia e all’avvocato che ha predisposto il ricorso avverso alle sentenze di colpevolezza, Saiful Malook, il quale non si era arreso quando nel 2014 la Corte d’Appello aveva respinto le richieste di incostituzionalità avanzate sulla pena che le era stata comminata ai sensi della sezione 295c del codice penale pakistano, milioni di persone hanno supportato la campagna internazionale per la sua liberazione.

Il tribunale in primo grado avevaritenuto che l’accusa di aver insultato il profeta Maometto durante un litigio con due donne musulmane, fosse suffragata da elementi sufficienti nonostante gli avvocati della Bibi sostenessero che la prova della sua presunta blasfemia fosse precostituita e che il caso giudiziario si basasse su un pettegolezzo.

Sembrava che i legali avessero convinto i giudici, ma questi ultimi avevano respinto il ricorso perché temevano, dopo aver ricevuto minacce di morte, per la loro incolumità. Vari esponenti dei gruppi religiosi che chiedevano l’esecuzione di Asia Bibi erano presenti in aula durante il dibattimento.

Dal suo arresto, nel 2009, la Bibi è stata tenuta quasi sempre in isolamento allo scopo di proteggerla. La salute mentale e fisica della donna è andata deteriorandosi durante la permanenza in carcere. Come la sua sicurezza.

Nel dicembre 2010, un religioso islamico di primo piano aveva offerto mezzo milione di rupie pakistane (circa 4000 euro) a chiunque l’

avesse uccisa. In passato si sono verificati molti casi di persone uccise dalla folla perché accusate di aver offeso l’islam e diversi attacchi contro chi aveva sollevato dubbi sulla blasfemia come reato, invitando a riformare la legge. Fra questi due politici che avevano provato a intervenire a difesa di Bibi. Uno di loro era il governatore della provincia del Punjab, Salman Taseer, ucciso a colpi d’arma da fuoco da una guardia del corpo nel 2011 dopo che aveva chiesto la grazia presidenziale per la donna. Inoltre il giudice che condannò il killer di Taseer fu costretto a lasciare il Paese. Alcuni militanti islamisti hanno rivendicato nel 2011 l’omicidio dell’allora unico ministro cristiano ad avere sfidato la legge sulla blasfemia. Il caso di Asia Bibi partì dalle accuse di due sorelle, che la accusarono di avere fatto commenti dispregiativi sull’islam.

In Pakistan le condanne per questo reato sono comuni e la maggior parte coinvolgono membri di minoranze religiose, ma finora la pena di morte non era mai stata applicata. Il caso di Asia Bibi è divenuto un simbolo della lotta contro questa legge.

E oggi, la definitiva assoluzione dall’accusa di blasfemia, rappresenta un messaggio di speranza  per i tanti cristiani perseguitato nel mondo. Di certo ê un primo passo per la revisione della legge persecutoria in materia di religione in Pakistan. La positiva conclusione del caso Bibi dinanzi alla Corte Suprema del Pakistan potrebbe portare alla ridefinizione del reato di blasfemia.

Intanto esultiamo per la fine di un calvario con l’annullamento della condanna a morte per Asia che può finalmente tornare a casa, dalla sua famiglia, dopo oltre 3420 giorni di prigionia e sofferenza.


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