Appartengo ad una generazione che è cresciuta con il culto di Giancarlo Siani e, probabilmente, se ho scelto di fare il giornalista è anche per lui.
Giancarlo era un cronista vero, autentico, che aveva come obiettivo smascherare il malaffare e le trame fra potenti a danno dei cittadini. Lui non era un giornalista anticamorra, ma pro napoletani: scriveva soltanto per informarli.
È stato un onore ed una grande emozione ricevere il premio a lui dedicato, assistere alla intitolazione della piazza a Giancarlo di Vico Equense, accanto al fratello ed alla cognata, oltre a tanti suoi amici veri.
Paolo Siani ha tratteggiato, ancora una volta, la strada per continuare a far vivere Giancarlo: aiutare i cronisti che fanno semplicemente il proprio dovere, anche con la proposta di legge che impedisca questo proliferare di querele temerarie. Lui, sua moglie, con parole semplici e sguardi intensi ci hanno regalato la cifra umana di Giancarlo, così come il suo amico di sempre Antonio Irlando, a cui si deve questa importante occasione non di banale ricordo ma di memoria viva.
Giancarlo è realmente “uno di noi”, e vive, nel cuore di chi si rende conto che con la sua morte i camorristi non hanno vinto, ma anzi sono stati sconfitti.
Il nome di chi ha ucciso Giancarlo non lo ricorda nessuno. Il nome di Giancarlo, invece, rimarrà per sempre.