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Papa a Palermo: Non servono uomini d’onore ma d’amore, mafiosi convertitevi!

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“La parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello. Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore”. E’ il vero e proprio grido antimafia che Papa Francesco ha lanciato tra gli appluasi durante l’omelia della Messa celebrata al Foro Italico di Palermo, dedicata alla memoria liturgica del Beato Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia esattamente 25 anni fa.

Oggi – ha aggiunto il Papa – “abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, il sudario non ha le tasche: convertitevi! Se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”.

Come fece Don Pino, il Papa sprona tutti a “darsi da fare” perché “non si può seguire Gesù con le idee. Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu! Non pensare a te stesso, non fuggire dalla tua responsabilità, scegli l’amore! Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo: abbiate paura della sordità di non ascoltare il popolo. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico populismo cristiano: sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese”.

Padre Puglisi ha dimostrato “la vittoria della fede, che nasce dal dono quotidiano di sé. Ecco la vittoria della fede, che porta il sorriso di Dio sulle strade del mondo. Ecco la vittoria della fede, che nasce dallo scandalo del martirio”.

Ognuno di noi – ha detto ancora il Papa – è chiamato a scegliere tra “amore o egoismo. L’egoista pensa a curare la propria vita e si attacca alle cose, ai soldi, al potere, al piacere. Allora il diavolo ha le porte aperte, entra dalle tasche. Fa credere che va tutto bene ma in realtà il cuore si anestetizza: egoismo è una anestesia molto potente. Questa via finisce sempre male: alla fine si resta soli, col vuoto dentro. È come il chicco di grano del Vangelo: se resta chiuso in sé rimane sotto terra solo. Se invece si apre e muore, porta frutto in superficie”.

“Il vero potere – ha ricordato Francesco – il potere secondo Dio, è il servizio. E la voce più forte non è quella di chi grida di più, ma la preghiera. E il successo più grande non è la propria fama, ma la propria testimonianza.

Oggi siamo chiamati a scegliere da che parte stare: vivere per sé o donare la vita. Solo dando la vita si sconfigge il male. Don Pino lo insegna”. Francesco punta ancora una volta il dito contro il dio-denaro, la cui logica è “perdente. Avere spinge sempre a volere. Più hai, più vuoi: è una brutta dipendenza. Chi si gonfia di cose scoppia. Chi ama, invece, ritrova se stesso e scopre quanto è bello aiutare, servire; trova la gioia dentro e il sorriso fuori, come è stato per don Pino”.

Quando fu assassinato – conclude Papa Francesco – “Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio: non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore. È la luce dell’amore, del dono, del servizio. Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire. Dio ci liberi dal vivere al ribasso, ci liberi da una vita piccola, che gira attorno ai piccioli (denaro in dialetto siciliano ndr). Ci liberi dal crederci giusti se non facciamo nulla per contrastare l’ingiustizia. Agli altri la vita si dà, non si toglie. Non si può credere in Dio e odiare il fratello”.

Al termine della Messa Papa Francesco si trasferisce alla missione ‘Speranza e carità’ fondata dal missionario laico Biagio Conte per pranzare con gli ospiti. Tra i commensali del Papa anche alcuni detenuti e una delegazione di migranti.

(Marco Mancini – Aci Stampa)


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