Che dire di San Pio da Pietrelcina, scomparso esattamente mezzo secolo fa all’età di ottantuno anni, simbolo di una fede passionale e, per alcuni versi, quasi malata, ammantato da un’alea mistica di cui forse nessun altro santo dispone?
Cosa pensare di Francesco Forgione, l’uomo delle stimmate e dei miracoli, sovrumano già in vita, noto per il suo caratteraccio, aspro e al contempo straordinario, venerato al pari di una divinità e capace di raccogliere la devozione non solo di tanta gente comune ma anche di persone note ed erroneamente considerate estranee a questo tipo di entusiasmi?
Un mito, un simbolo, un punto di riferimento, uno degli ultimi dèi cui aggrapparsi, un fenomeno prossimo al paganesimo, un qualcosa di pacchiano o l’emblema di una gioia autentica, di una fede pura, magari primitiva ma ricca di valori e di sincera meraviglia?
Suscita, dunque, stupore o rabbia? San Pio con le sue febbri, i suoi patimenti, le sue immani sofferenze, il dolore che ha provato in vita e le innumerevoli volte che ha diviso, colpito l’immaginario collettivo, suscitato un dibattito interminabile, a volte straziante, talvolta persino fastidioso, San Pio è diventato oggi quasi un’icona pop, con la parrocchia di San Giovanni Rotondo divenuta nel tempo una meta di pellegrinaggio, un luogo di culto, un orizzonte di prospettiva e di senso.
Di San Pio apprezziamo la potenza emotiva, il fascino sublime, la follia che è in grado di generare. Diciamo che i suoi punti di forza sono anche i suoi aspetti più controversi, a dimostrazione di quanto questo personaggio continui a dividere, a far riflettere, a sollevare interrogativi e a generare fazioni che difficilmente si placheranno.
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