La fotografia più bella di Venezia 2018 è senza dubbio quella che ha visto tutti i giurati della Mostra del cinema posare con i cartelli con i quali chiedevano la liberazione del regista Oleg Sentsov, prioniero politico che solo ieri, dopo 118 giorni di sciopero della fame, ha ripreso a mangiare.
La Giuria della 75ma edizione del festival internazionale d’arte cinematografica, presieduta da Guillermo del Toro e composta da Sylvia Chang, Trine Dyrholm, Nicole Garcia, Paolo Genovese, Malgorzata Szumowska, Taika Waititi, Christoph Waltz e Naomi Watts, ha rivolto dal Lido un appello alla Russia per sollecitare la scarcerazione del cineasta manifestando “estrema preoccupazione” per le sue condizioni.
Il giorno prima era stato un collega di Sentsov, Sergei Loznitsa, nato in Bielorussia ma ucraino di adozione, a parlare del suo caso.
“Mi chiedono spesso se gli artisti possano influenzare il mondo e far cambiare la politica sociale” ha dichiarato in apertura della conferenza stampa sul documentario “Process”, su un grande processo farsa stalinista del 1930, presentato fuori concorso alla Mostra “Nel caso di Oleg Sentsov i politici si stanno rifiutando di dare ascolto alla voce della ragione. Io rinnovo l’appello affinché la sua tragedia umana si concluda e venga liberato al più presto”.
Loznitsa ha anche ricordato la sua prima volta a Venezia, nel 2015, e di come già allora avesse protestato per l’arresto dell’amico.
“Sono poi tornato nel 2016 con il mio documentario Austerlitz e anche in quell’occasione avevo protestato per la sua condanna a 20 anni e il suo trasferimento in una prigione di massima sicurezza nel nord della Russia. Ora Sentsov è da quattro anni in prigione ed e per lui si è animata una mobilitazione internazionale, ma non veniamo ascoltati” ha concluso il regista bielorusso con amarezza.
Militante contro l’annessione della Crimea alla Russia, il cineasta e scrittore Oleg Sentsov è stato imprigionato, torturato e accusato di avere organizzato atti terroristici, dopo un processo che con evidenza non ha rispettato i diritti della difesa.
Nonostante la condanna della prigionia di Sentsov da parte di Stati Uniti e Unione europea, la Russia non ha manifestato alcuna intenzione di liberare il regista.
Le condizioni del regista ucraino in carcere dal maggio 2014 sono stabili, ma lo sciopero della fame lo ha molto indebolito.
I medici della colonia carceraria dove è detenuto in Siberia lo hanno convinto a sospenderlo prospettandogli le gravi conseguenze per lo stato generale della sua salute. Il suo avvocato, Dmytro Dinze, ha affermato che il rischio del perdurare della mancanza di cibo potesse causargli danni irreversibili, a fronte della totale indifferenza da parte delle autorità giudiziarie, hanno portato il prigioniero politico a cedere alle pressioni per fargli riprendere una normale alimentazione.
il servizio penitenziario federale della Russia nella contea di Yamalo-Nenets ha affermato che il personale medico esamina Sentsov quotidianamente, che le sue condizioni non destano preoccupazioni e che “il detenuto ha rifiutato l’ospedalizzazione a causa dell’assenza di disfunzioni ed essendo in uno ‘stato’ soddisfacente”.
Di diverso avviso l’avvocato di Sentsov il quale ha affermato che il deterioramento fisico degli ultimi mesi lo espone ancora a rischi per la sua salute cagionevole avendo un’emoglobina molto bassa, che gli ha causato una forte anemia, oltre a un battito cardiaco molto basso. Il regista ha un cuore malandato e il regime carcerario potrebbe determinare da un momento all’altro un collasso.
Per questo bisogna fare presto e continuare con la campagna per la sua liberazione.
“Siamo grati alla giuria della mostra del cinema di Venezia che ha ripreso e rilanciato l’appello di Amnesty e di Articolo 21 a favore della pronta liberazione del regista ucraino, da tempo detenuto nelle carceri russe per aver preso posizione contro l’invasione della Crimea. Continueremo nel nostro impegno per Oleg Sestov e per chiunque sia rinchiuso in carcere per aver espresso opinioni difformi da quelle del regime in carica” ha ribadito il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Beppe Giulietti.
Qui in Italia, proprio attraverso il sito di Articolo 21, abbiamo illuminato la vicenda Sentsov sulla quale stava calando un pericoloso e inaccettabile silenzio.