“L’uomo che uccise Don Chisciotte” di Terry Gilliam,  uno degli indimenticabili Monty Python

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Terry Gilliam, unico membro americano degli indimenticabili Monty Python, è in seguito diventato un regista che dei Monthy Python ha conservato un pizzico di quella sconclusionatezza – dove impera un eclettismo figurativo che attinge a cultura “alta” e “bassa” – che caratterizza tipicamente uno stile.

Tale sconclusionato avvicendarsi di avventure, immagini e riflessioni è il suo ultimo lavoro “L’uomo che uccise Don Chisciotte”. Protagonista è Toby, regista di spot che si trova in Spagna per realizzare un soggetto legato al celebre personaggio. Toby incontra un gitano che vende DVD pirata che, per puro caso, gli offre la copia di una sua opera giovanile girata in un paesino spagnolo, nei cui abitanti l’avventura insolita aveva creato illusioni e attese, il più delle volte non andate a buon fine. La descrizione sognante dei problemi di queste vite e dei loro risultati un po’ folli è l’ossatura del film. Nelle intenzioni del regista, da sue parole in conferenza stampa, il film è il racconto del conflitto tra immaginazione e realtà: una dualità che è universale.

Terry Gilliam, dopo venticinque anni, con “L’uomo che uccise Don Chisciotte” ha finalmente portato a compimento un sogno a lungo agognato, trasformatosi nella realizzazione nel corso dei decenni. Quale sia stato il risultato finale, rispetto all’ambizione dell’inizio, non è possibile sapere.

E questo indefinito traguardo è un aspetto intrinseco dell’opera, la quale abbondante nelle fantasie non raggiunge la sintesi chiara del messaggio, che resta vago. Come resta vaga la domanda che la vicenda solleva: si può sopravvivere in un mondo votato al denaro, asservito al dominio dell’uomo sull’uomo, e soprattutto dell’uomo sulla donna? Potrebbe essere la conferma della lotta contro i mulini a vento ma il film non lo dice, e non lo dice il matrimonio di Terry Gilliam con una donna con la quale ha vissuto di certo molto più a lungo dei suoi stessi film. Dato reale che smentisce l’impossibilità dell’amore, anche quando non ha la perfezione del sogno.


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