Dopo 29 anni di gestazione e svariate peripezie finalmente è uscito il film di Terry Gilliam su Don Chisciotte.
Anche in questo caso, come per molti suoi film, raccontare la trama non rende giustizia. In breve la sinossi è questa: un regista, che sta girando una pubblicità in Spagna, ritorna nei luoghi dove aveva filmato il suo saggio di tesi dieci anni prima. Ritrova il calzolaio che interpretava Don Chisciotte, il quale lo coinvolgerà in incredibili avventure.
La storia infatti è un incastro perfetto tra rimandi al romanzo di Cervantes, riferimenti all’attualità e scambi di ruoli. La magia della lanterna magica si unisce alla raffinatezza di una sceneggiatura congegnata in modo originale e ironico. Una riflessione metacinematografica che però è anche un’appassionata dichiarazione d’amore per la Settima Arte. Il film, che è una sorta di testamento, è quello più personale e intimo di un regista che solitamente non ama indugiare sull’autobiografia.
Come ha raccontato Gilliam in conferenza stampa, ha perseverato nella sua idea di fare un film su Don Chisciotte proprio perché tutti gli consigliavano di abbandonare il progetto. Inizialmente si trattava di un’opera molto ambiziosa e dispendiosa. Nel 2000 Gilliam iniziò a girare il film (che aveva per protagonisti Johnny Depp e Jean Rochefort) ma vari accadimenti infausti ne bloccarono le riprese. La storia di questo fallimento viene raccontata nel documentario Lost in La Mancha di Keith Fulton e Louis Pepe.
Negli ultimi quindici anni la sceneggiatura è stata riscritta molte volte, tanto che il film risulta completamente diverso dall’idea originale. Come ha raccontato lo stesso regista non si è trattato solo di una questione economica (il budget è circa la metà di quello del 2000) ma della vita stessa. Sono successe troppe cose in questo lasso di tempo, non ultimo l’incontro con Adam Driver, che ha molto ispirato il regista. I due si sono conosciuti in un pub e Giliam è rimasto molto colpito dalla sua semplicità e dal fatto di non sembrare per niente un attore. Così dopo averlo scelto come protagonista ha cambiato la storia, ambientandola nel presente ma allo stesso tempo recuperando il senso originario del romanzo. Quello che infatti interessa a Gilliam non è rifugiarsi nella fantasia, ma raccontare il conflitto tra quest’ultima e la realtà.
Così il protagonista della vicenda è diventatoToby/Sancho Panza, un regista molto talentuoso che tradisce i suoi ideali per una questione economica. E tutto il film racconta in qualche modo l’espiazione dei suoi sensi di colpa, fino all’incredibile finale.
Se Adam Driver ha regalato un’interpretazione notevole non è da meno Jonathan Pryce, nei panni di Don Chisciotte. L’attore, che è anche stato il protagonista di Brazil, per 15 anni ha chiesto pazientemente a Gilliam di interpretare questo ruolo. Il regista infatti non era convinto che fosse giusto per lui ma poi si è dovuto ricredere. Secondo Gilliam infatti è come se Pryce nella sua performance avesse inglobato tutti i personaggi shakespeariani che ha interpretato nella sua vita.