Inge Schönthal, per tutti Inge Feltrinelli, compagna di Giangiacomo e complice delle sue battaglie politiche e civili, scomparsa oggi all’età di 87 anni, è stata uno degli ultimi simboli di una Milano che non c’è più. La Milano dell’editoria, della cultura e della bellezza, la Milano della conoscenza e del sapere, la Milano capitale morale che piazza Fontana ha colpito al cuore e da allora non si è più risollevata.
Milano che oggi è costretta ad accontentarsi di un festival della letteratura oggettivamente deludente e nettamente inferiore rispetto alla meraviglia di Torino. Milano che somiglia sempre di più ad una città cinese o del Qatar, stanca, invasa da una modernità che ne deturpa la storia e il paesaggio. Milano cui bisognerebbe voler bene, per ciò che è stata e ciò che rappresenta, ma ogni volta che la vedo mi suscita sentimenti di rabbia, di desolazione, di nostalgia per un tempo che non ho vissuto.
E ora che se ne è andata anche Inge, la signora dei libri, la protagonista di una delle stagioni più virtuose della nostra storia recente, la donna che sapeva sempre cogliere l’attimo, affascinare, attrarre, conquistare metà della letteratura mondiale e andare incontro all’altra, ora che Milano piange anche la sua ultima, vera regina, ecco che la solitudine si impadronisce di noi, che si strappa uno degli ultimi fili che ci teneva legati al Novecento, che ci si trova immersi in un non periodo, in una stagione avara sia per quanto riguarda il talento che per quanto concerne la passione dello stare insieme, e la solitudine si mescola all’amarezza, al rimpianto, a una diffusa sensazione di addio.
Inge Feltrinelli, fotoreporter tedesca, giramondo, una sorta di Fallaci dello scatto, poi al fianco dell’uomo che ha rivoluzionato l’editoria italiana, infine signora e padrona di un universo di carta che ha amato e difeso fino all’ultimo.
Era anche festaiola, la nostra Inge, si sapeva divertire e teneva sempre banco.
Ha detto basta alla vita in un giorno di settembre, lasciando in noi una miriade di domande senza risposta, di dubbi e di incertezze. Lei era un vulcano, starà a noi adesso tenere accesa la fiamma della sua straripante creatività.
P.S. Nei giorni scorsi ci ha detto addio, a 91 anni, anche Guido Ceronetti. Un altro brutto colpo per la cultura italiana ed europea.
P.S. 2 A proposito di grandi donne, sessant’anni fa Lina Merlin otteneva l’abolizione delle case chiuse. Fu senz’altro un atto rivoluzionario, anche se le conseguenze non sono state delle migliori e, sicuramente, inferiori alle aspettative della sua promotrice.
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