“Lo sapevano tutti. Gliel’aveva detto a tutti, a mia madre, a mia suocera, ai carabinieri, ai colleghi di lavoro, quando dico tutti è tutti. (…) Lo sapevano proprio tutti, anche quelli del distributore di benzina, pure alla sala giochi lo sapevano tutti e anche i clienti del salumaio, l’aveva detto pure a loro che mi avrebbe ammazzata. E infatti quando l’ha fatto non si è meravigliato nessuno. Già lo sapevano. Sui giornali hanno scritto: “un raptus improvviso di follia”. Ma quando mai? Erano anni che lo diceva ai quattro venti… A me veramente mi è sembrata una morte annunciata (…). Una bella soddisfazione in un Paese dove non si sa mai niente (…). E invece quando sono morta io lo hanno capito subito tutti che mi aveva ammazzata mio marito, e certo, gliel’aveva detto a tutti che lo faceva e l’ha fatto.(…) Una sola cosa non mi torna, ma se lo sapevano tutti perché gliel’hanno lasciato fare? E io, perché gliel’ho lasciato fare?“
Il monologo immaginario, tratto dal libro “Ferite a morte“ di Serena Dandini e Maura Misiti, racconta la drammatica realtà comune a tutte quelle donne che nell’indifferenza generale diventano, per mano di un partner, ex partner o familiare, vittime di femminicidio.
Il termine “femminicidio” è stato coniato dall’antropologa e deputata messicana Marcela Lagarde per descrivere l’orribile situazione vissuta dalle donne del suo Paese, in particolare nella città di Ciudad Juárez.
Con tale termine, la Lagarde fa riferimento ad ogni forma di discriminazione e violenza commessa nei confronti “della donna in quanto donna”, di cui l’omicidio rappresenta solo la punta dell’iceberg ovvero l’epilogo più tragico in cui possono culminare “varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale”, tollerate tanto a livello sociale che statale.
Non si è trattato, spiega l’avvocato Barbara Spinelli – autrice del libro “Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale” – della mera creazione di un neologismo per fini… Continua su vociglobali