La Chiesa della Santissima Trinità si trova nel centro storico di Potenza. Forse già esistente dall’XI secolo, il primo documento che cita l’imponente edificio risale al 1178. Al suo interno sono state celebrate numerose funzioni religiose sotto l’imponente presenza delle statue del Cristo, in cui la parola di Dio ha echeggiato ridondante tra le solide e imponenti infrastrutture che la caratterizzano. Venticinque anni fa, il 12 settembre 1993, la Chiesa si è spogliata delle sue vesti sacre, trasformandosi in un luogo di sangue e dolore. Al suo interno, infatti, è stata uccisa la studentessa 16enne Elisa Claps . Le indagini hanno appurato che l’omicidio è stato commesso per mano di Danilo Restivo, 46 anni, spasimante della giovane. Restivo ha ammesso di aver incontrato la giovane ma ha fermamente negato di essere stato l’autore del delitto. Attualmente si trova in Inghilterra, dove sta scontando la condanna per l’omicidio di Heather Barnett.
La giovane Elisa Claps -studentessa del Liceo Classico- scompare misteriosamente la mattina del 12 settembre 1993. Stava passeggiando in centro, alle 11,30 riferisce all’amica Eliana che si sarebbe dovuta allontanare pochi minuti per incontrare Danilo Restivo, un giovane che l’aveva chiamata la sera prima per un appuntamento. “Ci stavano pochissime persone perché la messa era finita. Ci mettiamo dietro l’altare per una decina di minuti, dopodiché Elisa mi dice che a mezzogiorno doveva andare in campagna. La seguo con lo sguardo fino all’uscita principale e dopo mi sono soffermato in chiesa a pregare”, è quanto dichiara Danilo Restivo a ‘Chi l’ha Visto?” in merito all’incontro che sarebbe avvenuto nella Chiesa.
Le indagini partono immediatamente, la Polizia cerca in tutti i modi di acquisire informazioni utili ai fini investigativi. La città si riempie di manifesti con la foto di Elisa: scatta l’allarme. In un primo momento gli inquirenti ritengono attendibile la pista investigativa dell’allontanamento volontario, anche se l’assenza di contatti con la famiglia getta forti ombre e molte preoccupazioni. Gli investigatori escludono subito che possa essersi trattato di un sequestro di persona. Vengono interrogati a tappeto amici, parenti e conoscenti. Tutti si chiedono insistentemente: dov’è Elisa? Chi o cosa l’ha fatta sparire nel nulla e perchè? Nel corso di questi lunghi anni, la famiglia Claps ha vissuto ogni giorno con l’auspicio di ritrovare Elisa viva, sono state tante le segnalazioni pervenute ma prive di fondamenta.
Danilo Restivo si è sempre trovato al centro di un complesso meccanismo investigativo, non essendo riuscito a dimostrare i suoi spostamenti a seguito del suo incontro con Elisa. “Il lasso di tempo che rimane sguarnito di prova a causa delle sue false dichiarazioni corrisponde sinistramente a quello in cui si sono perse le tracce di Elisa Claps”, è quanto scrivono gli inquirenti nel settembre 1994, quando emettono a suo carico un ordine di custodia cautelare. Restivo dichiara che una volta uscito dalla chiesa avrebbe girovagato per la città, entrando poi nei cantieri in costruzione delle scale mobili dove sarebbe caduto e si sarebbe ferito la mano sinistra. Alle 13.45 si fa medicare dal Pronto Soccorso di Potenza e nel pomeriggio dello stesso giorno prende un autobus per Napoli, dove avrebbe dovuto sostenere un esame universitario il giorno successivo. La sentenza della Corte d’Appello del 1998, si riferisce al buco temporale di un’ora e mezza (dalle 12 alle ore 13.30) e lo condanna per false dichiarazioni al Pubblico Ministero. Restivo, dal suo canto, ha sempre ripetuto una versione dei fatti che non ha mai modificato. La vicenda sembrava essere destinata al silenzio, all’oblio, quando nel maggio 1999 il fratello di Elisa fa una rivelazione clamorosa nel corso della trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”, che si è sempre occupata del caso. Sul sito dedicato ad Elisa Claps arriva un messaggio di posta in cui c’era scritto che la giovane stava bene, viveva in Brasile e che non voleva tornare più in Italia per riabbracciare la famiglia. Le verifiche hanno appurato che l’email non era stata inviata dal Brasile ma dal “Tatì”, un Club di Potenza con bar sala giochi e dotato di postazioni internet. Secondo le verifiche condotte dal fratello di Elisa, il mittente sarebbe stato proprio Danilo Restivo.
Quest’ultimo, tramite il suo Avvocato, ha smentito ogni suo coinvolgimento. Il 22 giugno 2004, Danilo Restivo viene arrestato in Gran Bretagna nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Heather Barnett, 48 anni, uccisa il 12 novembre 2002 a Bournemouth, a 200km a sud ovest di Londra, nella contea di Dorset. Il cadavere della donna presentava diverse mutilazioni e nelle sue mani vi erano due ciocche di capelli non appartenenti a lei. Restivo conosceva già la donna, in passato era stato a casa sua. Dopo questa visita, Heather Barnett non trova le chiavi del suo appartamento e si premura nel chiede a Restivo se le avesse prese lui. Quest’ultimo nega. La donna, nel dubbio, cambia la serratura della porta. A casa di Restivo non furono trovati oggetti appartenenti alla donna ed egli da un alibi per quel giorno: dichiara agli inquirenti che si trovava al corso d’informatica alla Nacro, associazione che reinserisce ex detenuti. Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo. La prima sezione penale della Cassazione, nell’ottobre 2014, lo ha condannato a 30 anni in via definitiva per l’omicidio di Elisa Claps. Il Giudici lo hanno definito un delitto di “straordinaria gravità”, compiuto da un soggetto in grado di intendere e di volere. E’ stata esclusa l’aggravante della crudeltà che, però, non ha ridotto la pena per Danilo Restivo per le aggravanti che hanno determinato la condanna all’ergastolo, pena che sin dal primo grado si è ridimensionata in 30 anni di reclusione alla luce della scelta del rito abbreviato. I Giudici di secondo grado hanno escluso ogni responsabilità di altre persone e secondo la Cassazione, l’insieme di elementi indiziari hanno configurato Danilo Restivo come responsabile.
Fonte: Unione Sarda