Egitto, presidio per Amal Fathy e verità per Giulio Regeni. Per l’attivista altri 15 giorni di carcere. Domani scorta mediatica.

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Amal Fathy trascorrerà ancora 15 giorni in carcere. Ieri mentre a Montecitorio si animava il presidio di solidarietà per l’attivista egiziana, moglie del consulente della famiglia di Giulio Regeni al Cairo, è arrivata la notizia del rinvio al 26 settembre dell’udienza del processo che la vede imputata.
Il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury è stato ricevuto alla Camera, in rappresenza di Amnesty, A buon diritto Giulio, Giulio siamo noi e Articolo 21, dal presidente Roberto Fico al quale a nome di tutte le associazioni ha confermato la grande fiducia in merito alla visita che si appresta a compiere in Egitto, nella consapevolezza che il presidente Al Sisi e le altre autorità egiziane incontreranno un rappresentante delle istituzioni italiane profondamente diverso da quelli che finora si sono alternati al Cairo con altre responsabilità.
Le tre organizzazioni e il collettivo Giulio Siamo Noi hanno promosso un presidio per manifestare la preoccupazione per le condizioni detentive di Amal al quale hanno aderito anche Radicali Italiabi, rappresentati dalla presidente Antonella Soldo, la Federazione nazionale della stampa e la rete No Bavaglio.
“Siamo preoccupati perché Amal soffre di seri problemi di salute e non viene curata adeguatamente – fanno sapere le associazioni – Sappiamo che viene sottoposta a interrogatori e minacce per provare a estorcerle informazioni che non possiede, su Giulio Regeni e sui rapporti che lei avrebbe con l’Italia”.
La giovane, madre di un bambino, sta pagando un prezzo altissimo solo perche’ è la moglie del nostro consulente, Mohamed Lotfy, direttore della ‘Commissione egiziana per i diritti e le libertà’, l’organizzazione che si occupa insieme ai legali della famiglia Regeni delle indagini al Cairo sul sequestro, la sparizione, le torture e l’uccisione del ricercatore friulano.
Le associazioni, compresa Articolo 21 che sostiene dal primo momento campagna Verità per Giulio Regeni, hanno rivolto alle istituzioni italiane ed europee e a chiunque instauri relazioni di alto livello con Il Cairo la richiesta di impegnarsi nella ricerca di giustizia per Giulio Regeni prima di sedersi a qualsiasi tavolo.
L’appello si aggiunge a quello pubblicato ieri da un gruppo di ong egiziane, che denunciano “la giustizia disfunzionale del Paese” in riferimento a un altro processo, quello che coinvolge centinaia di persone per il massacro di Rabaa del 2013. In quell’occasione, oltre 600 persone, tra cui otto agenti di polizia, morirono nelle violenze durante una manifestazione dei Fratelli musulmani al Cairo contro il colpo di stato del generale e attuale presidente Abdel Fattah Al-Sisi.
Domani, intanto, sarà trascorso un anno dal rientro dell’ambasciatore italiano in Egitto. La scorta mediatica chiede e continuerà a farlo #qualipassiavanti siano stati compiuti e invita giornalisti e semplici cittadini a fare altrettanto. Più siamo a chiedere una posizione ferma al governo italiano, più difficile sarà ignorare richiesta #veritapergiulioregeni.


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