Egregio Presidente,
in questi giorni parte l’iniziative “Puliamo il mondo” che fisicamente ripulirà il nostro territorio da tantissimi rifiuti abbandonati. Tra questi primeggiano i quasi 10 miliardi (10.000.000.000) di bottiglie di “acqua minerale” che noi italiani annualmente consumiamo, unici in Europa, in quanto non ci fidiamo di quelle che dovrebbero essere le “acque potabili”.
Mi rivolgo a Lei, che tanto si è battuto per il diritto all’”acqua pubblica”, al fine di associare alla Sua battaglia questa iniziativa: “Ripuliamo l’acqua”. Perché sarebbe di enorme utilità che l’acqua, che paghiamo per potabile, lo sia veramente. Se si ottenesse ciò l’impatto positivo sull’ambiente sarebbe enorme perché, con l’andare degli anni, gli italiani potrebbero riscoprire la possibilità di bere l’acqua del rubinetto, evitando di trasportare, per l’intera penisola, miliardi di litri di acqua imbottigliata, che a volte è peggiore di quella del rubinetto.
Si dimezzerebbe la quantità di rifiuti plastici, non si inquinerebbe l’aria con il movimento enorme di TIR e si avrebbe un risparmio di circa 200 euro a famiglia l’anno. In quanto anche l’acqua imbottigliata più economica costa circa 100 volte quella del rubinetto, perchè dall’acquedotto costa 0,2 centesimi al litro (in media 2 euro/mc) mentre l’acqua “minerale” costa circa 20 centesimi al litro, ancora dentro il supermercato, mentre l’acqua potabile arriva nei rubinetti di quasi ogni casa.
Ecco che la soluzione è ovvia e difficile: garantire la potabilità dell’acqua in ogni fornitura pubblica. Certo la lotta sarà anche contro le aziende del settore, che hanno ricavi a due cifre per un prodotto a basso profilo tecnologico. Ma forse anche le aziende che gestiscono il riciclaggio non saranno tanto felici di perdere un prodotto che, potenzialmente, comporta 100 milioni di chili di prodotto da trattare. Forse l’idea è troppo onesta per poter funzionare.
*L’autore è esponente della Libera Associazione Ingegneri Italiani