«La normativa europea – prosegue – riafferma i diritti delle imprese editoriali e del lavoro giornalistico, riconoscendo il principio che chi sfrutta il lavoro intellettuale, ricavandone profitti con la raccolta pubblicitaria e il trattamento dei dati degli utenti della rete, deve pagare delle royalties a chi ha prodotto i contenuti. Viene così sancito il valore del lavoro giornalistico e dell’informazione professionale, essenziali per la tenuta della democrazia. L’informazione di qualità, agli antipodi delle fake news e della spazzatura che circola nella rete, è essenziale per la qualità della democrazia perché serve a creare un’opinione pubblica matura e consapevole».
La buona informazione, conclude Lorusso, «richiede lavoro regolare, con pienezza di diritti, tutele e garanzie: le risorse che arriveranno al sistema dalla rete dovranno servire a rafforzare il lavoro ed essere utilizzate per mettere in campo politiche di inclusione lavorativa delle fasce più deboli della professione e di contrasto al precariato dilagante».