di Maria Cacciola, Rosanna Mallemi e Giovanna Termini
Sono passati due anni dalla data di insediamento della Commissione Straordinaria al Comune di Corleone, dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di attivare le procedure di scioglimento degli organi elettivi per accertate infiltrazioni mafiose.
Difficile descrivere in poche righe il senso di un’esperienza e l’insieme delle sensazioni che ci hanno accompagnate in questo periodo, intenso sia per le iniziative intraprese sia per le forti emozioni che hanno contraddistinto la gestione commissariale al Comune di Corleone.
All’inizio, l’attività è stata volta alla riorganizzazione della macchina burocratica comunale e, nel contempo, a blindare i procedimenti amministrativi attraverso l’emanazione di diversi regolamenti ed attuazione dei Protocolli di legalità, ponendo in essere tutte le necessarie azioni per rinfrancare l’Ente dalle situazioni che ne avevano determinato lo scioglimento.
La costituzione di parte civile contro le cosche locali, l’attivazione dei procedimenti disciplinari e il licenziamento nei confronti di un dipendente comunale, personaggio di spicco coinvolto nelle operazioni giudiziarie “Grande Passo”, la complessiva rotazione del personale principalmente nei settori più sensibili, il recesso dalla Società di riscossione dei tributi, l’utilizzo della casa confiscata a Rosario Lo Bue come sede di uffici comunali e del Consorzio Sviluppo e Legalità, sono alcuni dei punti su cui ci siamo concentrate.
La risposta iniziale della cittadinanza è stata di grande diffidenza e distacco, mentre la collaborazione con i dipendenti comunali è maturata giorno dopo giorno quando è stato compreso da molti di loro che il lavoro che si stava portando avanti era improntato alla massima trasparenza e rivolto alla tutela dei bisogni della cittadinanza.
La nostra voglia di fare e di cercare il coinvolgimento della società civile, con il trascorrere del tempo ci ha fatto avvertire una reazione positiva: la gente ha cominciato a guardare la Commissione Straordinaria non più come una entità distante dai bisogni e dalle esigenze del territorio ma come qualcuno che piano piano è riuscito ad entrare nel vissuto del paese, conoscendone tradizioni, abitudini, paure ed esigenze, condividendo momenti di vicinanza per comprendere ancora meglio la voglia di un territorio che si sente molto distante dall’etichetta di “città della mafia” e dal cui peso si vuole liberare.
La morte di Toto Riina è stata la linea di demarcazione. Nonostante il forte impatto, non solo mediatico, che l’evento ha avuto sul territorio, la nostra costante presenza e il nostro voler dare un segnale di normale continuità hanno dato sostegno a quella gran parte di cittadinanza ormai stanca di essere considerata “mafiosa” solo perché a Corleone sono nati e vissuti personaggi, capaci di avere macchiato la credibilità e l’onore di un paese ricco di storia e di un patrimonio naturalistico, culturale ed architettonico conosciuti a pochi.
Dare voce ai giovani rendendoli partecipi a tutte le iniziative del Comune è stata forse la soddisfazione più grande, perché solo allora ci siano sentite coinvolte a 360 gradi nella nostra impresa che non poteva e non doveva essere rivolta esclusivamente ad una azione burocratica di risanamento della macchina comunale ma piuttosto ad accendere il desiderio di reazione dei corleonesi.
Il forte legame instaurato con le scuole e con le associazioni sportive ha trovato espressione nel torneo di calcio intitolato al piccolo Giuseppe Letizia, istituito nel 2017 e che quest’anno ha potuto svolgersi anche nel campo di calcetto ristrutturato e restituito alla fruizione dei giovani allievi della scuola di calcio.
Ed è stato così che, nonostante le molteplici difficoltà nell’operare quotidiano, essere presenti sempre nella vita della città ci ha fatto sentire pienamente integrate riuscendo, a detta della gente, a fare respirare un’aria di normalità e libertà che forse mancava da diverso tempo, aiutando il territorio a recuperare l’identità cristallizzata in certi stereotipi che non corrispondono più alla generalità dei corleonesi e che da troppo tempo ormai hanno ingessato l’intera collettività.
Proprio per questo, superata una prima fase in cui l’impegno maggiore è stato indirizzato a rivedere i procedimenti amministrativi, ci siamo concentrate sul bisogno di promuovere la Corleone che si è mostrata ai nostri occhi in questi due anni; sviluppo economico, promozione culturale, coinvolgimento delle associazioni e della società civile, confronto con la cittadinanza sono alcuni dei punti individuati come prioritari.
Le assemblee cittadine e gli incontri tematici con le organizzazioni di categoria ci hanno determinate nell’intento di caratterizzare con un marchio di origine controllata (DE.CO.) tutti i prodotti tipici di Corleone, le tradizioni e ogni risorsa naturale e paesaggistica che costituisce identità del territorio, dando una svolta rispetto ai simboli che finora l’hanno contraddistinta.
Quante persone hanno mai visto le Cascate delle due Rocche o i suggestivi panorami della campagna siciliana e i suggestivi tramonti dai “Faraglioni di Corleone”; quanti hanno visitato le bellissime Chiese per le quali Corleone è conosciuta come la “Città dalle cento Chiese”? Una visita al CIDMA, al Museo Civico o alla Biblioteca Comunale rende solo in parte l’idea del notevole patrimonio storico-architettonico e culturale di Corleone.
Ecco, questa è la nostra esperienza a Corleone, l’avere accompagnato l’attività di amministrazione con la scoperta di una realtà ricca e variegata; la vera straordinarietà, quella di potere veicolare il messaggio di una cittadina normale, come tante altre, che ha il solo desiderio di recuperare la propria vera identità.