Secondo Reporter senza frontiere la Bielorussia è uno dei paesi più repressivi al mondo nei confronti dell’informazione indipendente: i giornalisti e i blogger non allineati sono regolarmente vessati e presi di mira, mentre una legislazione sempre più invadente e arbitraria mostra quanto il governo sia determinato a zittire ogni voce critica nel paese e a impedire alla popolazione di ricevere, condividere e diffondere informazioni e idee.
Tra il 7 e il 10 agosto 18 giornalisti di portali e agenzie indipendenti sono stati fermati e interrogati con l’accusa di aver acquisito illegalmente (commettendo dunque il reato di “accesso non autorizzato a computer”, secondo l’articolo 349.2 del codice penale) informazioni appartenenti all’agenzia giornalistica di stato BelTA e riservate ai suoi abbonati.
Sono stati tutti rilasciati ma nel frattempo l’inchiesta nei loro confronti sta andando avanti, anche attraverso l’esame dei loro strumenti di lavoro, che potrebbero contenere informazioni confidenziali. Per sette di loro è stato disposto il divieto di espatrio.
Maryna Zolatava, direttrice del portale tut.by è anche accusata di “mancata azione in un ruolo ufficiale”: sarebbe stata a conoscenza del fatto che i suoi giornalisti stavano commettendo un reato e non avrebbe fatto nulla per impedirlo. Se riconosciuta colpevole, rischia fino a cinque anni di carcere.
Così attiva nel colpire il giornalismo indipendente, la magistratura bielorussa non sta facendo nulla per scoprire chi siano gli autori delle minacce di morte arrivate a Natalya Radzina.
Radzina, in esilio in Polonia dal 2011 per evitare un processo per la falsa accusa di “organizzazione di disordini di massa”, era la direttrice dello storico e popolare portale di opposizione Carta ’97, l’accesso al quale è bloccato dal 24 gennaio di quest’anno su decisione del governo.
Il 23 luglio Radzina ha ricevuto una serie di e-mail in cui veniva avvisata che le sarebbero restati pochi giorni da vivere.
Il 1° dicembre entreranno in vigore gli emendamenti alla Legge sui mass-media adottati dal parlamento a giugno.
Da quel giorno, i media totalmente o anche solo parzialmente di proprietà straniera non potranno operare all’interno della Bielorussia e il ministero dell’Informazione potrà esercitare ogni tipo di controllo sulle risorse on-line senza bisogno di autorizzazione giudiziaria.
Saranno inasprite anche le procedure per la registrazione ufficiale dei portali d’informazione: dovranno essere di proprietà di un’impresa riconosciuta, avere una sede ed essere diretti da un cittadino bielorusso con almeno cinque anni di esperienza nel settore dei media. Chi non si adeguerà non avrà l’accredito per seguire l’operato delle autorità.
Infine, tutti i portali – registrati ufficialmente o meno – dovranno conservare i dati di chi pubblica commenti e fornirli alle autorità su loro richiesta. La proprietà dei portali potrà rispondere, anche penalmente, dei contenuti dei commenti pubblicati.