Appello Palazzolo, creiamo una piattaforma di giornalisti che indaghi sui segreti di Stato

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“Si muore generalmente perché si è soli, perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”. Sono parole di Giovanni Falcone. Parole che non dobbiamo dimenticare e che come un monito ci devono ricordare che la solidarietà non può essere espressa solo a parole, con dichiarazioni, seppur sentite e importanti, ma dal respiro corto.

La solidarietà si deve costruire con le azioni, perché nella solitudine, oltre alle persone, rischia di morire la verità, o ancora peggio, la ricerca della verità che soccombe di fronte alla paura, alle connivenze, alle omertà, finendo per risultare non solo pericolosa ma ancora peggio vana, costretta a rimbalzare e fermarsi per sempre davanti a un muro di gomma. È una cosa che non dobbiamo lasciare accadere. È per questo che siamo con Salvo Palazzolo in questa battaglia, che è di tutti gli italiani, non solo dei giornalisti, per fare luce sulle stragi che hanno macchiato il paese del sangue di uomini giusti. Le loro impronte innocenti pesano sulla nostra storia così come il dolore delle loro famiglie, senza fine, come la loro richiesta di giustizia. Le bombe del 1993 continueranno a deflagrare nella coscienza di tutti noi fino a quando non sarà fatta piena luce su chi le ha volute e perché.

Salvo Palazzolo scrive che “i giornalisti siciliani non si rassegnano ai segreti di Stato”: una frase che fa venire i brividi, perché questo è un peso troppo grande per essere lasciato solo sulle spalle dei cronisti della Sicilia. Questa è una battaglia civile, di democrazia e giustizia, che riguarda tutti. È un dovere deontologico far emergere, dove riscontrati, i depistaggi, gli ostacoli frapposti sulla strada della conoscenza, la trattativa tra uomini dello Stato e i vertici di Cosa nostra con la finalità dichiarata di bloccare il ricatto delle bombe. È una battaglia anche contro il tempo che vede la verità allontanarsi sempre di più all’orizzonte, perdere testimoni, finire tra le pieghe di una memoria storica sempre più difficile da ricostruire e tramandare. Pezzi sparsi che vanno incastrati: questo è il compito di chi ha deciso di dedicare la propria vita professionale a illuminare le pagine buie della storia italiana. Restituendone la complessità, dando conto di luci e ombre.

Per questo raccogliamo le idee di Palazzolo, il suo appello e proponiamo – affinché non vada disperso – di creare quell’alleanza di cui parlava Giovanni Falcone, dando vita a una piattaforma, uno spazio sul web, di giornalisti che vogliono continuare a indagare, scavare, che non si rassegnano ai segreti di Stato. Sarà solo il punto di partenza, per creare un archivio storico, fatto delle importanti “schegge di verità”, come le chiamava Sciascia, emerse fino ad ora a livello giudiziario e da lì continuare a dibattere e indagare. Sarà così, come scrive Salvo, “davvero difficile denunciare tutti quelli che chiedono la verità sulle stragi di Stato”.


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