Nuove intimidazioni nei confronti dei Congiusta. Delle sigarette a forma di croce della stessa marca fumata da Mario padre di Gianluca, l’imprenditore assassinato dalla ‘ndrangheta il 24 maggio 2005 a Siderno in provincia di Reggio Calabria, sono state lanciate sul pianerottolo di casa dove abita la famiglia. Alcuni giorni fa invece un cumulo di terriccio raffigurante una tumulazione è stato lasciato davanti al negozio di proprietà della famiglia. Ignoti hanno atteso il caos creato dalla festa del santo patrono per poter disporre indisturbati vicino la saracinesca dell’attività commerciale della terra a forma di tomba. E’ chiaro che qualcuno sta inviando avvisi per bloccare tutti i familiari nella ricerca della verità sulla morte del giovane Gianluca. Quella verità chiesta a gran voce per 13 anni dal padre Mario deceduto un mese fa. Sono tutti segnali per dire che questa ricerca è morta con lui. Famiglia che non si è lasciata intimidire ed ha denunciato tutto all’autorità giudiziaria che sta indagando anche su altri episodi accaduti nelle ultime settimane. Il processo per l’assassinio di Gianluca si è concluso con la sentenza della Cassazione che ha assolto il principale imputato, il boss Tommaso Costa, riconosciuto nelle sentenze degli altri gradi di giudizio come il mandante dell’omicidio. La colpa di Gianluca era stata quella d’intercettare una lettera in cui lo stesso boss effettuava una richiesta estorsiva nei confronti del suocero. Per questo sarebbe stato eliminato, l’intento era far scomparire un testimone scomodo e mandare un segnale di piena autonomia nei confronti della cosca rivale. Tesi affermate nelle sentenze della Corte d’Assise e della Corte d’Appello che però il 19 aprile scorso la Cassazione ha annullato. Dispositivo che non ha fermato la battaglia che papà Mario ha condotto fino al suo ultimo giorno di vita. Battaglia che l’intera famiglia Congiusta vuole portare avanti e che qualcuno ha intenzione di bloccare attraverso minacce ed intimidazioni. Per tale ragione Articolo 21 continuerà ad essere al loro fianco ed a seguire la vicenda così come la seguono, con coraggio, tanti colleghi calabresi minacciati dalla ‘ndrangheta. Solidarietà è stata espressa da Don Pino De Masi, responsabile di Libera in Calabria. Sulla sua pagina facebook ha scritto: “Un altro messaggio davanti alla porta dei Congiusta, una croce con le sigarette che fumava Mario. I soliti ignoti – noti sappiano che i Congiusta non sono soli”.