“Se chiudono le fontane per non permettergli di lavarsi, se nessuno offre loro un pasto caldo, se i bagni pubblici sono a pagamento, se i bidoni della spazzatura sono pochi, e non bastano già per noi abitanti, il disagio è dietro l’angolo”. Il disagio di cui parla Delia Buonuomo, barista, è quello che molti avventori del suo negozio a Ventimiglia provano alla vista di centinaia di migranti che ogni giorno cercano di oltrepassare il confine con la Francia, per raggiungere familiari o conoscenti e riprendere a vivere dopo la fuga da guerre, torture e violenze per arrivare in Europa.
“Ho visto uomini e donne piangere perché hanno perso la moglie o il marito in mare. In questo bar entrano persone che non mangiano da giorni – racconta Delia – Tutto questo dolore lo subisci indirettamente, per questo mi sento provata e stanca. Ma quando i ricordi brutti sono tanti, e quelli belli pochi, basta ricevere una chiamata da chi ce l’ha fatta ad arrivare a destinazione e a ricongiungersi con la propria famiglia, e vuole ringraziarti per l’ospitalità, che tutta la stanchezza sparisce”.
Il bar Hobbit di Delia Buonuomo è un posto che resiste, è il centro della solidarietà a Ventimiglia. Dove i transitanti possono mangiare un pasto caldo, utilizzare il bagno, trovare vestiti e scarpe grazie alle associazioni solidali come K2 e Penelope, dove possono trovare qualcuno per riempire o decifrare documenti, dove possono ricaricare il cellulare o trovare un alloggio temporaneo.
Una solidarietà che non è passata inosservata agli intolleranti: una parte della popolazione ha messo al bando il bar, boicottandolo e ribattezzandolo “il bar dei neri”. Da tempo continuano gli insulti, le aggressioni e gli atti vandalici ai danni del bar e di Delia: “Ventimiglia si è spaccata tra chi vuole aiutare i migranti e chi come Salvini vorrebbe affogarli – spiega – Ho ricevuto minacce e ho dovuto installare le telecamere di sorveglianza per non essere più disturbata. Ma una delle due porte ancora non funziona, i pezzi di ricambio costavano troppo”. Il bar Hobbit è centrale eppure, a parte solidali e migranti, non arriva nessuno. L’isolamento e la perdita della clientela hanno spinto il bar in una situazione economica sempre più grave. Delia non è più in grado di sostenere le spese ed è stata costretta suo malgrado a mettere il bar in vendita.
Su GoFundMe, la piattaforma di crowdfunding, è stata lanciata una campagna per finanziare le attività del bar e non permettere la scomparsa di quello che viene definito uno dei pochi luoghi di umanità e solidarietà che resistono a Ventimiglia. Su questa pagina https://www.