Se il Governo regionale continua ad assistere silenzioso e quasi disinteressato a quanto accade da giorni a Catania, con la nave della Guardia Costiera “Diciotti” ferma con il suo carico di umana disperazione, in Sicilia si susseguono le iniziative di chi vuole dimostrare che c’è una moltitudine di persone per nulla intenzionati a quietarsi davanti al dramma che si va consumando. Rappresentato dall’assurda posizione dei ministro dell’Interno Salvini che insiste nel prodursi in un braccio di ferro, oramai non si capisce con chi, ma che un risultato l’ha già avuto contro i 150 migranti, in gran parte, se non tutti eritrei ai quali è impedito scendere a terra lasciando la Diciotti. Si dice che la posizione di Salvini, e quindi del Governo, è contro l’Europa che non vuole stipulare accordi sulla collocazione di questi migranti. E’ certo grave la posizione dell’Europa, non meno grave la caparbietà del nostro Governo. “Atteggiamento che non ci appartiene” dice Maria Pia Erice una delle promotrici della manifestazione che si sta preparando a Trapani per il prossimo 2 settembre, “Un Mediterraneo di Pace”. “Un Mediterraneo di Pace – spiega Maria Pia Erice – è una iniziativa che vede il coinvolgimento di associazioni culturali, singoli cittadini, scuole, enti pubblici e privati per promuovere i temi dell’accoglienza, della condivisione e della “contaminazione” culturale nel pieno rispetto dei valori della nostra Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Si tratterà di una “tavolata multietnica” in cui i partecipanti condivideranno cibo (in modalità portateco) ed esperienze. Sensibili al tema del rispetto dell’ambiente, il cibo sarà distribuito usando posateria biodegradabile e compostabile”. Hanno già aderito: Ass. Susiti, Ass. Agorà, CGIL Trapani, Ass. Drepanensis, Ass. Punto Dritto, Avis Trapani, Croce Rossa Trapani Il Soccorso, Ass. Trapani Cambia, Saman, Istituto Alberghiero, ANPI, Ass. Vicoli del Mediterraneo, Zakradio, Cooperativa Sociale Badia Grande, Consorzio Solidalia, Italia Nostra Sez. Trapani, ASSUD, Rete degli Studenti Medi Trapani. C’è anche l’adesione di Articolo 21con il circolo trapanese “Santo Della Volpe”. Ma altre adesioni si stanno aggiungendo. Trapani non è stata mai disattenta rispetto al fenomeno migratorio. E’ bello ricordare quello che a Marsala sta facendo l’associazione Libera che ha coinvolto i migranti in diverse esperienze: è nata la “Libera orchestra popolare” un ensemble costruito anche con le donazioni di strumenti da parte di semplici cittadini, esiste la Libera palestra popolare, anche qui gli attrezzi ginnici sono stati regalati. Da due mesi è nata a Marsala la Libera Orchestra Popolare, coordinata dal presidio locale di Libera in collaborazione con Archè onlus e Amici del terzo mondo di Marsala. Inoltre a dare anche il loro supporto sono il Dipartimento di servizio sociale (Ussm) e il Dipartimento della giustizia minorile. A suonare e cantare nell’orchestra sono oltre 40 componenti, un vero e proprio mosaico di persone con situazioni di fragilità sociale diverse: giovani del circuito penale, minori stranieri, richiedenti asilo e abitanti del popolare quartiere di Marsala. Il progetto, infatti, è nato all’interno delle attività che da un anno e mezzo svolge il centro sociale gestito da Libera con il sostegno di altre associazioni, nel quartiere periferico di Sappusi, in alcuni locali donati dal comune, dove è stata realizzata anche la Libera Palestra Popolare. “La musica può diventare uno strumento di integrazione interculturale forte e significativo per aprirsi pienamente all’altro- dice Salvatore Inguì referente provinciale di Libera di Trapani -. In particolare, la nostra è una strada che permette di fare esprimere con il canto e la musica, proprio quelle persone che oggi, nella nostra società, hanno pochissime possibilità di fare sentire la loro voce. Pertanto siamo un gruppo musicale aperto al mondo e a tutte le diversità che vanno prima di tutto accolte per essere conosciute e poi valorizzate nel migliore dei modi”. “All’inizio siamo partiti per gioco, avviando un corso musicale con poche chitarre insieme ad alcuni ragazzi dell’area penale – racconta ancora Salvatore Inguì – e poi, invece a poco a poco abbiamo visto che in tanti erano interessati a partecipare. Così, abbiamo deciso di lanciare un appello per la donazione di alcuni strumenti musicali che oggi ci ha permesso di avere 30 chitarre, 3 tastiere, alcuni jambè (tamburi africani) ed altri strumenti a percussione tra maracas e tamburelli. Per adesso tra musicisti, cantanti e apprendisti siamo arrivati a circa 70 persone. Al gruppo musicale partecipano persone di età molto varia che vanno dai bambini di 8 anni agli adulti di 60 anni con in mezzo i migranti di età compresa da 16 a 26 anni. Tutto si svolge all’insegna della piena gratuità e i nostri chitarristi e percussionisti sono coordinati da alcuni volontari che studiano al conservatorio”. “Siamo usciti allo scoperto, con la nostra prima esibizione nel Complesso San Pietro di Marsala -continua ancora Salvatore Inguì – proprio in occasione della recente Giornata del Rifugiato, ed è stato davvero molto bello. I ragazzi si sono divertiti molto ma nello stesso tempo, ciò che è stato ancora più importante, è che si è creata una bella atmosfera all’insegna dell’accoglienza interculturale. La musica sicuramente aiuta tutti perché è la strada maestra che riesce veramente come lo sport a fare unire più persone in maniera armonica e serena. Aggiungo poi che, considerato i tempi che corrono, questo progetto assume certamente una valenza politica maggiore perché vogliamo dimostrare che si può stare insieme al di la delle differenze culturali e sociali superando tutti quegli ostacoli e quelle barriere che oggi si tendono a costruire soprattutto nei confronti di chi è più fragile”. Due iniziative che hanno dato sfogo ad un impegno dei migranti che così sono stati coinvolti nel potere fare qualcosa stando affianco a tante persone. Chiamiamole “contaminazioni”. Certo, è vero, sui bisogni dei migranti nel tempo nel trapanese ci sono stati tentativi di speculazioni, per fortuna sventati da una magistratura attenta, coadiuvata da sezioni della polizia giudiziaria, come quella della Forestale , ma altrettanto apporto è arrivato da Polizia, Carabinieri e Finanza. Sono stati trovati migranti costretti a subire ricatti per ottenere l’asilo politico, altri sfruttati nelle nostre campagne, le mani del malaffare su quello che nelle mani di certuni si era trasformato in business. Ecco pensiamo che il Governo, il ministero dell’Interno deve pensare a rafforzare questi presidi di giustizia, perché è in questi ambiti criminali che possono essere recuperate risorse utili. Chiudere le porte ai migranti non farebbe altro che provocare un ruolo più attivo della criminalità che come hanno dimostrato alcune indagini ha grandi capacità a collegarsi con i criminali che in particolare in Libia gestiscono come animali e da animali il traffico dei migranti.