Cosa sarebbe stato il cinema italiano, e napoletano in particolare, senza una caratterista straordinaria come Tina Pica? Cinquant’anni senza una delle migliori attrici del Novecento, cinquant’anni senza la sua arte umile e travolgente, cinquant’anni senza i suoi indimenticabili personaggi, cinquant’anni senza la sua voce inconfondibile e senza la sua essenza verace, mista ad una comicità che induceva e induce tuttora a riflettere.
Ha saputo castigare ridendo e ridere castigando, al fianco di moloch come Totò ed Eduardo De Filippo, lavorando per registi del calibro di De Sica e Camerini e contribuendo attivamente all’affermarsi di un genere, quello della commedia all’italiana, che ha contribuito alla gloria del nostro Paese nel mondo.
Cominciò fin da piccola, divenne importante negli anni Trenta, dopo essere stata attrice di teatro e avvicinandosi all’universo del cinema con passione e voglia di imparare, fino a diventare una delle colonne della settima arte e ad innervare opere che ancora oggi vengono considerate inarrivabili.
Tina Pica è stata e sempre sarà l’emblema della bonomia e della saggezza, della limpidezza morale e della forza d’animo, in un’Italia squassata dalle grandi tragedie del Ventesimo secolo e per questo desiderosa di rinascere.
Ci lasciò a ottantaquattro anni, il 15 agosto 1968, al termine di un’esistenza invidiabile eppure tutt’altro che semplice, segnata dalla perdita di un marito e di una figlioletta, oltre che dai lutti globali che sconvolsero l’umanità nell’arco di un trentennio.
Tina Pica, dolce e sincera, è stata una sorta di rifugio per quanti non si sono mai arresi alla barbarie, una protagonista serena di tante pagine importanti del nostro cinema e del nostro costume.
Ci resta di lei la forza del ricordo, la bellezza di rivederla di tanto in tanto, l’idea confortante di un mito che non muore. E ci resta, soprattutto, la nostalgia per ciò che non c’è più, unita alla gioia di sapere che possiamo ancora combattere il male testimoniando attivamente a favore di un’altra concezione dei rapporti fra le persone.
Tina Pica, in un mondo del cinema sconvolto dalle denunce di scandali sessuali più o meno gravi, ci appare lontana mille miglia, con la sua epoca così distante da quella attuale e la sua semplicità così incompatibile con le odierne luci della ribalta. Tuttavia, ci ricorda cosa era un tempo l’uomo e cosa era un tempo il cinema, senza illuderci che sia mai esistita l’età dell’oro o che scandali e porcherie non risalgano alla notte dei tempi. Diciamo che in quegli anni non pesava essere perbene, il che sembra poco ma è tutto ed è la ragione principale per cui Tina ci manca.
P.S. Novant’anni fa nasceva Domenico Modugno, sessant’anni fa iniziavamo a volare sulle note di “Nel blu dipinro di blu”: un’altra splendida immagine del Paese che siamo stati.
Un pensiero, infine, a Claudio Lolli e alla sua arte semplice e sublime: ora sarà felice, lassù, con i suoi zingari e la sua squisita umanità.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21