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 Presentato “Ride”, thriller videoludico con sport estremi

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“Ride”, diretto da Jacopo Rondinelli, racconta di due giovani amici, Kyle e Max, riders che praticano sport estremi su bicilette con le quali corrono attraverso percorsi impraticabili e scalano grattacieli, girando video che mettono su youtube sperando di avere quante più visualizzazioni, augurandosi che le loro acrobazie li consacrino al denaro e al successo.  Nei fatti Kyle ha una famiglia che non riesce a mantenere e una moglie che minaccia di abbandonarlo e portarsi via la loro bambina; Max ha il vizio del gioco e ha contratto debiti con malavitosi che lo uccideranno se non li salderà. Un giorno una misteriosa organizzazione chiamata Black Babylon propone loro l’ingaggio per una gara il cui palio è 250.000 dollari: clausola imprescindibile la segretezza, pena la squalificazione. Per quanto preoccupati dal riserbo, i due accettano e finiscono per scoprire che la sfida non è quella che sembrava, ma un duello tra gladiatori cui solo la morte può mettere la parola fine.

Costruito con tecniche innovative e l’uso di fotocamere Go Pro, vale a dire indossate dagli stessi interpreti per dare maggiore autenticità alle scene spericolate di sport estremi, il risultato è un linguaggio videoludico che potrebbe appassionare gli amanti dei film d’azione e del thriller, come potrebbe stancarne altri per il ripetersi e l’artificiosità di alcune scene.  Opera insolita che durante la conferenza stampa i suoi creatori hanno definito ora “punk”, ora “iper pop”. Gli autori hanno asserito di aver avuto in mente il modello di “Duel”, celeberrima opera prima di Steven Spealberg, e di essersene poi allontanati. Nei fatti mentre “Duel” presentava una sfida estrema ma verosimile tra due protagonisti umani, l’uso di molti simboli tecnologici e di personaggi ai confini della realtà rende meno facile l’identificazione e dunque la partecipazione emotiva. Un film maschile, il cui impatto fumettistico con le sue originalità potrebbe incontrare, forse, il favore dei giovanissimi.


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