Riceviamo a pubblichiamo volentieri questa lettera della collega di Trieste Claudia Cernigoi in relazione alle modalità dei blocchi da parte del social network facebook
Buongiorno, vorrei segnalare un “malfunzionamento” del “team di Facebook” che sta diventando un sistema di censura nei confronti di chi usa anche quel canale per fare informazione.
Ho già segnalato alcuni mesi fa di essere stata bloccata due volte (una per 15 giorni, la seconda per 30) in quanto erano stati “segnalati” alcuni miei post antirazzisti nei quali, per denunciare alcuni comportamenti razzisti (come quello del sindaco di Trieste Dipiazza che aveva scritto (in dialetto) “go ciapado el negro pel bavero” (cioè ho preso per il bavero il negro) avevo citato la parola “negro”, in quanto usata da chi criticavo.
Mi hanno bloccata con il motivo che la parola “negro” non rispetta gli standard e quindi non può venire usata. Ho provato a scrivere per segnalare che i miei post non erano razzisti ma il contrario ma non solo la pagina è rimasta bloccata, non ho ottenuto alcuna risposta (vero che alcuni sono stati bloccati perché avevano citato poesie di Ada Negri o citazioni di Toni Negri, per cui si può pensare che il sistema funziona con algoritmi e non con esseri umani, ma ciò è comunque allucinante).
In questi giorni mi sono stati notificati altri due blocchi, avendo pubblicato foto che non rispettano gli standard: una di Mussolini a torso nudo nella battaglia per il grano, che avevo messo a fianco di un selfie di Salvini a torso nudo che beve un aperitivo; la seconda è una foto (peraltro tratta da un articolo del quotidiano locale Il Piccolo) che riproduce una scritta murale a Gorizia con simboli nazifascisti, a corredo di un articolo in cui denunciavo la comparsa di queste scritte piuttosto inquietanti (si tratta di simboli legati al nazismo esoterico).
Il blocco è ancora più grave, per me, perché con il mio profilo gestisco anche la pagina FB della testata che dirigo, regolarmente registrata al Tribunale di Trieste, “La Nuova Alabarda”, e in caso di blocco non posso interagire su questa pagina, non solo per pubblicare, ma anche per rispondere ai commenti sulla pagina ed eventualmente cancellare quelli non adeguati al vivere civile (purtroppo sono molti che commentano in termini inaccettabili).
Evidentemente esiste chi, disturbato dalla diffusione di messaggi antifascisti ed antirazzisti, segnala le persone che pubblicano in questo senso, allo scopo di limitarne la libertà di espressione e di pensiero, ma quello che trovo assurdo è che il fantomatico “team di Facebook” non sia raggiungibile dall’utente che vuole fare presenti le proprie ragioni; ovviamente Facebook, essendo una cosa gestita da privati, può porre le restrizioni che vuole, però penso che vi siano dei casi in cui il diritto di cronaca non può venire censurato solo in base ad un algoritmo (che algoritmo non credo sia, altrimenti non resisterebbero in FB tutte quelle pagine con immagini del “duce”, saluti romani e croci celtiche), e nell’impossibilità di poter esporre le proprie ragioni ad una persona e non ad un fantomatico “team”, irreperibile e sconosciuto.
Ho provato a scrivere alla mail abuse@facebook.com, ma non ho ancora ricevuto risposta. So che in questi giorni altre pagine FB che trattano di antifascismo e denunciano la presenza di neofascisti sempre più arroganti ed aggressivi sono state chiuse (probabilmente perché per denunciare l’apologia di fascismo è necessario mettere le foto in cui si dimostra che questa apologia viene fatta, e si giunge all’assurdo che i neofascisti possono postare i loro simboli fuorilegge, mentre chi ne denuncia l’illegittimità viene censurato da una struttura privata con la quale è impossibile interagire).
Penso che, dato che ormai i social fanno parte a tutto diritto dell’universo dell’informazione, sarebbe necessaria una regolamentazione di queste “censure”, e cioè che vi sia un essere umano dietro la tastiera che valuti il contesto del post, se lo stesso viola la legge o no, altrimenti ci troveremo davanti uno strumento impossibile da usare per chi vuole fare informazione.
Claudia Cernigoi