Spocchia è l’arrogarsi pretesa di stravolgere la natura delle cose a proprio uso e consumo. Se poi chi la pratica è consapevole che, data l’intoccabile posizione di potere, è pressoché libero d’approfittarne, può diventare abitudine.
Occorre spocchia nel definire il provvedimento di potere appena passato alla Camera “decreto dignità”…
Dignità è l’intima essenza/natura dell’esistenza umana. Uomo in quanto Persona, principio fondamentale della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui opposto è ben specificato nel “Se questo è un uomo” di P. Levi.
Dignità è l’emanazione di decreto contro lo schiavismo spacciato da decenni per “lavoro” che ammazza Persone ogni giorno e di cui poi ci nutriamo (Salvini e i suoi seguaci compresi) sottoforma di frutta e verdura da caporalato. Ieri in un colpo solo ne abbiamo ammazzate dodici, l’altro giorno quattro…
Dignità è l’emanazione di decreto contro il da sempre dilagante impunito sfruttamento di migliaia di lavoratori (Persone italiane e straniere) specie al sud, privi di basilari norme di sicurezza e sottopagate in nero, colore che gli italiani amano od odiano a seconda di quanto più impingua saccocce, urne e ignoranza.
Dignità, pertanto, non può chiamarsi il decreto Di Maio, montato sulla credulità popolare.
Schiavismo e sfruttamento insieme con altre sozzure che calpestano la dignità imposta (anche) per Costituzione, sono business protetti da criminalità organizzate che nel nostro Paese davvero sì e da sempre hanno trovato, impunemente, pacchia che aumenta con l’aumento di fenomeni più o meno criminali (sbarchi compresi). Chi s’oppone, sul serio, viene ammazzato.
Chi meglio d’un binomio vicepremier occupante due ministeri così ad hoc che, per giunta, in campagna elettorale promise cambiamento storico (seppur sottoscrivendo un contratto che molto ricordava la pantomima di quell’altro) potrebbe, finalmente, agire contro la criminalità organizzata, per davvero e non solo per fare due bracciate in piscina?