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Orban e il suo nemico: la stampa libera Cominciato da otto anni un piano per il controllo totale dell’informazione

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Dal 2010 e’ il primo ministro ungherese. In 8 anni ha vinto 3 elezioni e nelle ultime, lo scorso aprile, il suo partito, Fidesz, ha superato il 50% dei voti. E’ un successo racchiuso in una politica impostata soprattutto CONTRO: contro l’Europa, la globalizzazione, l’accoglienza, gli immigrati e, da sempre , da subito, la stampa libera, per Orban il primo nemico da zittire ed annientare.
Questo e’ Viktor Orban, il leader che Matteo Salvini, incontrera’ a Milano, quell’alleato con cui il Minstro dell’Interno italiano ha dichiarato di “voler cambiare le regole dell’UE”, quell capo di uno stato, l’Ungheria, sceso alla 73esima posizione nell’ultima classifica sulla liberta’ di stampa, il dossier diffuso lo scorso aprile da Reporters sans frontières (Rsf).
Un calo costante negli ultimi anni frutto di una guerra personale che Orban porta avanti contro i media liberi: quest’anno, appena dopo la sua rielezione lo storico quotidiano Magyar Nemzet ha chiuso, radio Lanchid ha interrotto le trasmissioni, il settimanale Heti Valasz e’ stato venduto, tre testate che durante la campagna elettorale avevano pubblicato inchieste ed articoli sui casi di presunta corruzione del Fidesz (Unione Civica Ungherese), il partito di Orban.
Ma questa non e’ che la coda di un lungo elenco: mese dopo mese continuano a chiudere i quotidiani regionali e locali, il liberale Nepszabadsag, una delle voci più autorevoli dell’opposizione, non è più in edicola dal 2016. E’ il 2014 quando giornalisti ed editori protestano duramente contro una pesantissima tassa sulla raccolta pubblicitaria di giornali, radio, tv e siti internet, proposta dall’Esecutivo, una norma che andava a colpire soprattutto il gruppo tedesco RTL, uno dei pochissimi canali che in Ungheria, ancora oggi, non sostiene il governo di Orban. Solo le proteste dell”Unione Europea hanno fatto naufragare il progetto.
Ma e’ il 2010 l’anno nero della liberta’ di stampa in Ungheria, quello in cui e’ cominciato tutto, quello della prima elezione di Orban. Subito, forte dei due terzi del Parlamento, fa approvare quella che viene battezzata come “legge bavaglio”: una riforma del sistema di comunicazione dei mass media che consente al governo un ampio controllo su tutti gli organi di informazione, radio, televisione, giornali e anche internet. La legge obbliga i giornalisti investigativi a rivelare le fonti in nome della “sicurezza nazionale”, li sanziona se violano “l’interesse pubblico” senza pero’ definire il concetto, mette un tetto del 20% alla cronaca nera, del 40% alla sola musica ungherese e ha istituito un’unica “centrale dove confluiscono e vengono poi diffuse tutte le notizie nazionali. A controllare tutto questo c’e’ un’Autorita’ il cui capo, in carica 9 anni, e’ nominato direttamente da Orban. Nulla di nuovo, purtroppo sotto il cielo di Europa, una tendenza conosciuta in passato che ha aperto la strada ad una delle pagine piu’ orrende della nostra storia.


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