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Marettimo, una via per Ciaccio Montalto

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C’è chi non ha dimenticato quel magistrato ucciso dalla mafia a Trapani nel 1983: si chiamava Gian Giacomo Ciaccio Montalto, quando fu ucciso il 25 gennaio di 35 anni addietro a Valderice, aveva poco più di quarant’anni, ed era in procinto di lasciare Trapani per andare a fare il pm a Firenze. I killer di Totò Riina arrivarono prima di quel trasferimento. Ciaccio Montalto sapeva benissimo che a Firenze si sarebbe imbattuto nella mafia trapanese che frattanto era emigrata in Toscana, aveva stretto alleanze con la massoneria, in terra toscana la mafia trapanese e quella di Alcamo in particolare aveva già cominciato a riciclare i denari guadagnati con i traffici di droga. Ciaccio sapeva, per questo fu ucciso. La storia di Gian Giacomo Ciaccio Montalto resta però una storia attuale. E per questo ricordarlo facendo memoria del suo sacrificio e del suo impegno è importante. Anche dedicandogli una via, come con una petizione stanno cercando di ottenere residenti e turisti dell’isola di Marettimo. Ciaccio amava il mare e a Marettimo comprò anche una casa. A Marettimo c’è una via senza nome, e così è partita l’iniziativa della petizione avviata per iniziativa di due donne, Caterina Di Marzo, residente a Palermo, e la milanese Silvia Colombo. Sono due delle residenti nella via senza nome e che si vuole adesso dedicare al magistrato trapanese. “Puntiamo a raccogliere 200 firme – dice uno dei promotori, Giovanni Lima – abbiamo anche informato il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto, di questa nostra iniziativa, peraltro si tratta di una stradina rimasta senza nome, una traversa della via Salvatore Noto, e dedicarla a Ciaccio Montalto ci appare un atto doveroso per ricordare una persona che tanto ha amato questa isola”. Le firme al momento e fino al prossimo 26 agosto vengono raccolte solo a Marettimo, ma i promotori della petizione non escludono che coinvolgere anche i residenti delle altre isole, e gli stessi turisti. Intanto però nelle more che si definisca l’iter previsto, è stato già affisso un cartello con scritto “via Gian Giacomo Ciaccio Montalto, 1941-1983 – magistrato vittima della mafia”. Ciaccio Montalto fu magistrato in quegli anni in cui a Trapani si andava sostenendo che la mafia non esisteva, un po’ come succede adesso , a Trapani si preferisce sparlare dell’antimafia invece di parlare della mafia. Anche Ciaccio Montalto si scontrò con una simile realtà, inseguiva l’odore dei soldi sporcati dal narcotraffico, scoprì che c’erano banche che ripulivano quel denaro, e in giro qualcuno lo dipingeva come un persecutore. Uno che con le sue indagini faceva danno all’economia. La stessa cosa che veniva in quegli anni contestata al giudice istruttore di Palermo Giovanni Falcone. Ai magistrati di oggi capita la stessa cosa. Ciaccio Montalto da magistrato attento avvertì la «puzza» della mafia corleonese, colse la scalata a Trapani dei “viddani” di Riina, sentì il «tanfo» della morte lasciato per le strade e colse le infiltrazioni dentro gli uffici della giustizia, delle istituzioni, perché quella mafia era già riuscita a incunearsi dentro lo Stato per diventare poco tempo dopo ancora essa stessa Stato. Ecco perché dedicare anche una piccola strada, in un’isola lontana dalla terraferma quale è Marettimo significa ricordare, non dimenticare ed avere contezza che in questa terra c’è bisogno anche del semplice impegno di prendere una targa col nome di un magistrato ucciso dalla mafia e attaccarlo all’angolo di una stradina senza nome. Perché qui , nel trapanese, è nata l’associazione Cosa Nostra, qui la mafia ha costruito le sue vocazioni, da qui è partita Cosa nostra per «colonizzare» gli States. E il “pensiero felice” che attraversa gli ultimi 35 anni è sempre lo stesso, «la mafia non c’è, non esiste».


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