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L’Italia del futuro targata Lega e Movimento 5 Stelle: un nuovo regime all’ungherese?

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Martedì alle ore 17 in Prefettura a Milano, si incontreranno Salvini e Orban.
Due muri a confronto e un’idea d’Europa sovranista e nazionalista che non ci appartiene.
Orban deve fare la sua parte, Salvini deve smettere di giocare con la vita dei migranti.
Insieme senza Muri e Sentinelli di Milano organizzano un presidio a pochi metri di distanza per ricordare a entrambi il valore della solidarietà e dell’accoglienza. Partecipa Articolo21
L’Italia del futuro targata Lega e Movimento 5 Stelle: un nuovo regime all’ungherese?
di Danilo De Biasio
In un caldo pomeriggio di giugno, alla festa di Radio Popolare, c’è stata la possibilità di immaginare cosa potrebbe diventare l’Italia con il perdurare di questa alleanza fra Lega e Movimento 5 Stelle: un nuovo regime all’ungherese. Non c’entra l’opposizione politica né tantomeno il
pregiudizio: il governo attuale non fa mistero di ammirare la politica di Orban. Legittimo: però occorre capire cosa significa. L’ha spiegato bene in quella occasione Ferenc Vicsek, che guida l’unica radio sfuggita alla censura del gerarca di Budapest. Era stato invitato per parlare di fake-news e hate-speech e infatti c’era anche un’altra autorità in materia – suo malgrado! – come Laura Boldrini. Completavano il panel Anna Del Freo, che rappresenta i giornalisti italiani nella Federazione Europea, Marco Di Puma, capoprogetto per l’Italia di #RespectWord, l’operazione europea che ha visto lavorare fianco a fianco 7 radio di altrettante nazioni europee (Radio Popolare per l’Italia) per scrivere una guida per un giornalismo rispettoso delle persone e dei diritti.
Infine c’era anche il sottoscritto che in quel progetto europeo ha provato a trasformare le tante discussioni in un testo utile per giornalisti e blogger.

A conferma dell’importanza del problema fake-news = hate-speech, in quelle stesse ore, il Ministro dell’Interno Salvini aveva lanciato un ulteriore sfida allo stato di diritto: il censimento dei rom. Ferenk Vicsek, baffoni sale e pepe, una vita passata nelle reti pubbliche ungheresi prima di arrivare a Civic Radio, picchia subito duro, annunciando in anticipo di qualche giorno la notizia dell’introduzione nella Costituzione ungherese (!) il divieto di accogliere i migranti, punendo con il carcere anche chi semplicemente fornirà loro assistenza legale o burocratica. Come è possibile? Semplice: alle ultime elezioni Orban ha ottenuto i 2/3 del Parlamento e dunque può fare ciò che vuole della Costituzione. Ma come ha fatto a ottenere così tanti voti?
Semplice: “comprando” attraverso enti governativi o amici imprenditori tutti i media ungheresi, che adesso scrivono senza incontrare alcuna voce critica che Soros finanzia le navi che portano i migranti a invadere l’Europa. La presenza in Italia del coraggioso giornalista ungherese è importante anche per il messaggio finale lanciato dal palco della festa di Radio Popolare: “l’anno prossimo ci sono le elezione europee e se non vi svegliate dall’incubo in tutte le nazioni il voto sarà un referendum pro o contro i migranti”.
Tutto torna, ha chiosato nello stesso dibattito Laura Boldrini: Orban e il gruppo di Visegrad sono gli alleati di Salvini ma dovrebbe essere l’opposto, perché è proprio la loro politica contro le quote migranti che sta creando i problemi all’Italia. Problemi che il Ministro dell’Interno italiano strumentalizza a proprio favore. Chi può svelare questa truffa? Non i giornali, ha sostenuto l’ex Presidente della Camera, perché spesso sono loro stessi creatori di bugie per infangare.

L’ha subito sulla propria pelle Laura Boldrini, a cui sono state intestate parecchie nefandezze, tutte false, che hanno però alimentato il clima anti-casta che ha prodotto il quadro politico attuale. «Se c’è un Ordine dei Giornalisti, se c’è una Federazione della Stampa dovrebbero battere un colpo, perché se non intervengono lasciano che l’intera categoria dei giornalisti venga delegittimata, declassata a disinformatori». La palla passa direttamente ad Anna Del Freo che non può che ammettere che i codici deontologici ci sono, che le campagne di sensibilizzazione in Italia e in Europa ci sono, che c’è un impegno costante di molti giornalisti, ma che altrettanti non seguono nessuna di queste regole.
Marco Di Puma di Radio Popolare ha sottolineato l’importanza del progetto europeo “respect word”: segnala che anche a Bruxelles comincia a manifestarsi la consapevolezza della pericolosità del fenomeno delle fake-news che spesso sono alla base dell’incitazione all’odio. In ogni caso le linee guida emerse, e pubblicate in sette lingue, non sono pensate come “tavole della legge” per i giornalisti ma come “buone pratiche” da usare sia per chi scrive (anche sui blog) e chi legge.

Ma regole e buon senso non possono fare molto, questa è la lezione del dibattito di giugno alla festa di Radio Popolare, se non si va nella direzione opposta a quella ungherese (e a quella italiana). Occorre spezzare questo matrimonio di interesse tra pessimo giornalismo e pessima politica. Altrimenti, ha notato amaramente Laura Boldrini, ciascuno di noi continuerà a bere l’acqua di quei pozzi che i professionisti della bugia e dell’odio continuano ad avvelenare. Il rischio è che bevendone ogni giorno diventiamo insensibili a quei veleni

Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani

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