L’inchiesta sulle Ong del mare di Catania: verso l’archiviazione. Naturalmente

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Due anni di indagini, serrate, con ingente dispiegamento di uomini e di tecnologie. Un anno di clamore, dichiarazioni, partecipazioni televisive. Ma alla fine l’inchiesta della Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro va verso l’archiviazione. Non ci sono prove, i magistrati non le hanno trovate.Si diceva ottimista, il capo della Procura siciliana. Riteneva che avrebbe individuato riscontri al reato che ipotizzava a carico di alcune Ong (associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione illegale). Così non è stato. La tanto mediatizzata inchiesta giudiziaria sta per finire – con assai minore enfasi mediatica – in un cassetto, come ha ben raccontato sul Fatto Quotidiano il collega Antonio Massari.
Destino non diverso da quello degli altri tre fascicoli aperti in altrettante Procure che in quest’ultimo paio d’anni ha avviato indagini analoghe: Ragusa, Trapani e Palermo. L’ha plasticamente sintetizzato Nello Scavo su Avvenire: «Erano quattro le inchieste a carico delle Ong che salvano migranti», scrive. «Tutte accusate di essere in combutta con gli scafisti. Ma di indagini ne sopravvivono due: una (Catania) si avvia all’archiviazione; l’altra (Trapani) ha derubricato l’associazione per delinquere all’ipotesi di irregolarità allo scopo di “commettere” salvataggi».
E quindi? Qual è il bilancio? Solamente che le organizzazioni non governative ne escono “sporcate”. Ora c’è il dubbio. Ora ciò che resta è l’onda lunga di ogni bufera “a mezzo stampa”: pochi sanno che tanto dispiegamento di forze e risorse sta finendo in nulla, nella coscienza e conoscenza collettiva permane che le Ong sono finite sotto inchiesta. E chi vuol restare convinto che “sotto qualcosa c’era” potrà sempre sostenere che le archiviazioni sono “politiche” o che le inchieste sono finite in mano a magistrati “buonisti” o dal cuore tenero. Nel 1999 Medici senza frontiere veniva insignita del Premio Nobel per la Pace. Oggi gli organismi che vanno a salvare la gente in mare o che in generale si occupano di migranti sono realtà sospette. Questo è il risultato.
Invece, sarebbe il caso di approfondire l’accaduto giudiziario-politico-mediatico di questi due anni. Specie di quanto successo nel 2017, l’anno cruciale, quello della svolta.
Le diverse indagini avviate nelle Procure del Sud sono solo uno degli aspetti della complessa e oscura vicenda. Nel corso dell’anno passato vi sono stati anche gli accordi stretti dal nostro governo con Niger e Libia per “frenare” il flusso migratorio; vi sono state anche le restrizioni poste alle Ong del mare da parte dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti sulle operazioni nel Mediterraneo e il conseguente “codice di condotta” imposto alle navi che facevano “ricerca e salvataggio” in mare; vi è stato il progressivo appoggio della Marina Militare Italiana alla Guardia Costiera Libica, sia in termini di mezzi che di coordinamento e di addestramento.
Non si vuole fare dietrologia a basso costo, ma i fatti dicono che tutto ciò è accaduto negli stessi mesi, con una serie di coincidenze temporali che, quanto meno ai giornalisti, dovrebbe destare curiosità. È nostro compito chiarire cos’è successo, magari soltanto per escludere brutte ipotesi e sgombrare il campo da ombre che, ad oggi, ci sono.
Sarebbe interessante capire come mai, ad esempio, a bordo di alcune delle navi delle Ong sono finiti a fare sicurezza personaggi provenienti dalla destra xenofoba e sovranista; come mai una certa attività di dossieraggio ha coinvolto prima l’intelligence e alcuni politici e solo dopo i magistrati; come mai, in perfetta contestualità con le notizie che debordavano sui media, veniva messo in atto un fine lavoro di costruzione di fake news e di bombing sui social (la puntuale inchiesta di Andrea Palladino e Andrea Tornago sulla Stampa ha rivelato il caso di figure prezzolate dedite a questa attività di disinformazione); come mai veniva approntata nello stesso periodo la nave C-Star di Generazione Identitaria per scorrazzare nei mari “a caccia di migranti e di chi li salvava”. Tutto in contemporanea. Strano no? Un’incredibile serie di coincidenze temporali. Quando sono troppe, le coincidenze, occorre metterci il naso. Noi giornalisti dovremmo farlo. E andare fino in fondo.


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